Young Signorino
2018-05-30
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Mark Fisher ha scritto un libretto, pubblicato recentissimamente in italiano da Not, intitolato Realismo Capitalista.

Mark Fisher lo conosciamo tutti, così come anche l'amico Simon Reynolds, già autore di Retromania. Le cose che accomunano questi due nomi sono moltissime, ma non ho gli strumenti per analizzarle tutte né è questo lo scopo del post; una cosa mi interessa: che entrambi hanno predicato la povertà musicale degli anni zero, lamentandosi dell'assenza di una nuova idea di futuro all'interno delle tendenze di inizio secolo. Non mi ricordo dove ma ricordo di aver letto qualcuno parlare dei grandi generi che, in passato, hanno definito l'idea di futuro all'interno dello zeitgest delle rispettive epoche, e la timeline era pressapoco questa: negli anni '60 la musica psichedelica, negli anni '70 il post-punk, negli anni '80 il rap, negli anni '90 la musica rave o la drum'n'bass, negli anni 2000... negli anni 2000? Mark Fisher ammirava moltissimo Burial, il misterioso musicista della Hyperdub (fondata, tra l'altro, da Kode9 aka Steve Goodman, già collega di MF ai tempi della Cybernetic Culture Research Unit presso l'Università di Warwick); legge i suoi dischi (che bella sinestesia) come metafora dell'idea desolata e malinconica di un futuro intrappolato dalla nostalgia, immaginario in cui l'intera scena musicale degli anni zero appare irrimediabilmente immerso (certo non con la poetica e la consapevolezza mostrata da Burial, direbbe MF).

MF morirà nel 2017, in tempo quindi per vivere l'assurda stagione del movimento sea-punk, prima, e vaporwave poi. Attenzione: "assurda" non perché insensata, ma perché assomiglia quasi ad un esercizio stilistico poco ispirato su un tema, anzi, su una singola parola: hauntology. Di hauntology parla per primo Deridda nel 1993, ma è il già citato Reynolds che porta questo termine all'interno della critica musicale: è la nostalgia per un'idea di futuro ormai perduta; e la vaporwave è, o forse dovremmo dire fu, l'epitome della hauntology, con la sua estetica saldamente ancorata tra delfini, Veneri di Milo, Windows 95, e la fiducia cieca nel capitalismo liquido che si andava delineando negli anni '90, dopo il crollo del muro di Berlino e dell'Unione Sovietica.

Capitalismo liquido: con questo shitpost di articolo volevo introdurre in qualche modo Fluttuo, pezzo d'archivio di Young Signorino, che da tre giorni sto ascoltando in loop e che con il suo irresistibile e liquido refrain Sto / Fluttuando sto / Fluttuando sto / Fluttuando per la casa, in aria, sto [...] mi ha convinto che se esiste un futuro per la musica, se dobbiamo avere speranze per una nuova idea di suono futuristico, di tendenze pop ma d'avanguardia, lo dobbiamo solo al nostro Young Signorino. Grazie.