We'll meet once again, we'll part once more
2018-03-23
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Ieri ho riletto l'ultimo post dopo più di un mese e, arrivato in fondo, mi sono chiesto cos'è che c'era scritto in quelle 2800 parole - si insomma è venuto fuori un lunghissimo monologo noioso che se ha annoiato me figurarsi voi. Una volta avevo partecipato a un concorso online in cui scrivevi un racconto, lo inviavi e qualcuno ti giudicava; ero in terza superiore, nel pieno della fase James Joyce, e ovviamente arrivai ultimo. Con una consecutio temporum come quella dell'ultima frase meriterei anche adesso di arrivare ultimo MA il punto era che a nessuno interessano davvero lunghi discorsi un po' generici senza nessuno spunto di riflessione, cioè, voglio dire, i flussi di coscienza, tipo, chissenefrega, ecco. Però volevo dire che una cosa carina dell'ultimo post è stata la traduzione della canzone di James Yorkston, aka l'unica parte non di mio pugno di quelle 2800 parole - sentite Woozy with Cider e ascoltatela e mentre fate tutto questo leggetene il testo, è una canzone che a modo suo spezza il cuore e, promettetemelo, cercate di non piangere mentre avrete le cuffie indosso e osserverete fuori dal finestrino del pullman il più bel tramonto che come sempre vivrete da soli, nella consapevolezza che là fuori nessuno vi stia aspettando, a casa o da qualche altra parte, travestito da tacchino, giusto per il gusto di prendersi in giro e, parole di Yorkston, per non prendere nulla troppo seriamente. Nel frattempo, mi troverete qui a scrivere interpreti per brainf*ck e ad arrovellarmi sul perché non compilano.

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