Träumerei.
2013-03-13
(home)

Era una tiepida mattina primaverile e Nordlynch Solnedgang era in una palestra, solo; l’aria, fuori, estremamente rarefatta, il sole attraversava fioco i densi strati di nebbia, la pioggia era caduta da poco. Tutto, all’interno, era coperto da un sottile strato di polvere; un orologio, in alto su di un muro, segnava un orario sbagliato, il silenzio regnava sovrano.

Si accorse di essere seduto. Suono di una sirena in lontananza.

Alla sua sinistra, un pannello elettrico, all’angolo dell’edificio. Si gira. Lo fissa. Si gira. E’ fermo, ora. Si gira di nuovo. Non è cambiato. Si gira.

Improvvisamente, dodici giocatori di basket davanti a lui, allenandosi sui tiri dalla media distanza. Tra di loro, amici e completi sconosciuti, i loro volti, sfigurati.

Nordlynch si gira. Una ragazza accanto a lui. Bellissima. Lei, impassibile, a fissare il vuoto.

 

 

Lei, si alza. Lei, se ne va, camminando. I suoi capelli lunghi I suoi occhi color mare Le sue labbra Il suo viso La sua corporatura, Lei.

Non una parola. Lui si alza, la insegue, come solo si può fare con i sogni.

Non una parola, lui corre, corre; non la raggiunge.

Lei è lontana, quasi sulla linea dell’orizzonte; rumore del vento che sibila tra gli alberi, non si vede quasi più; punticino tra gli indefinibili oggetti, dettaglio in un quadro perfetto.

Lui è fermo, immobile.

Solo, illuminato da una gelida luce, aspettando Godôt.

 

 

Si sveglia, Nordlynch Solnedgang, nel buio di una notte invernale; fuori, silenzio religioso.

È solo.