So tender was the night
2016-12-04
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Ogni volta che leggo la frase Tender Was The Night, titolo di un libro o forse un racconto di F.S.Fitzgerald che mi sono ripromesso di leggere tipo un anno fa proprio perché il titolo è veramente bello, mi viene in mente una canzone che non c'azzecca un cazz che è Blue Velvet e che ritorna nell'omonimo incubo film di David Lynch - ma dimenticatevi di Lynch perché sennò quello che voglio dire perde (del tutto) di significato - mi immagino questa coppia in una qualche grande città americana degli anni '20, ben vestiti entrambi che si vede sono appena usciti da una festa, mentre parlano di sentimenti e altre cose molto importanti su uno di quei tetti di Manhattan che si vedono nei film; entrambi hanno un bicchiere in mano perché in effetti la festa è sotto i loro piedi, al piano inferiore, entrambi osservano la notte newyorkese con in sottofondo qualche malinconica canzone jazz, Blue Velvet per l'appunto, cantata da una donna, e lui dice qualcosa alla Woody Allen del tipo "Eddai Debbie, "moglie" è una parola così brutta. Che ne dici di "amante fissa"? È così tangibile e piacevole............." e lei lo ascolta pensando che pur essendo un completo idiota per qualche motivo era finita per innamorarsene, e così sospira e alza lo sguardo alla ricerca di risposte nella grande, infinita notte americana, mentre in sottofondo si sente sempre Blue Velvet e la sua inconfondibile progressione cromatica tipo taah-taah-taaaaaah. Tutto questo per dire che sono due settimane che non riesco ad addormentarmi prima delle due porcaccia l'oca e così ieri mi sono messo a guardare la tv e verso l'una e mezza davano Django di Tarantino su MTV (ma dai raga siamo seri ma perché lo mettete a queste ore? mica posso godermi le sparatroie se devo stare attento a che la tele non faccia troppo casino che sennò i vicini (giustamente) si lamentano con tutti i problemi annessi), poi finito quello ho guardato il solito Fuori Orario e davano un film di J.L.Godard (che l'anno venturo mi giocherò al Totomorti) e boh dopo un po' mi è venuto sonno e ho dormito, ma erano le quattro del mattino e indovinate che ore sono ora? ora sono le ore quattro, di nuovo, e non ho nemmeno un po' sonno. Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere.

Ecco, questo è un frame tratto dall'intro di Manhattan di A. Woody, e descrive
Ecco, questo è un frame tratto dall'intro di Manhattan di A. Woody e più o meno descrive quello che immaginavo. Ora però immaginatevi che i due non si stanno baciando però; lei, con gesti di antonioniana memoria, guardando dall'altra parte rispetto al suo compagno dice una frase del tipo diamo troppo peso agli orgasmi per colmare gli spazi vuoti dell'esistenza; inquadratura di una lacrima che le riga il viso; e senza preavviso il film finisce come L'Eclissi. ...va bene d'accordo, per questa didascalia mi sono fatto un po' prendere dalla fantasia lasciate stare, però l'immagine rappresenta davvero come mi immaginavo la scena nel paragrafo

Sono successe un po' di cose negli ultimi tre mesi (visto che ormai è ufficialmente dicembre) e anche se ogni giorno penso di vivere una vita un po' noiosa e monotona mi rendo conto che, non so, in realtà non ho mai visto tanti cambiamenti in così poco tempo nella mia pur breve (per ora) esistenza, tra università, relazioni personali e libri letti. Alla fine, beh, ogni cambiamento porta ad altri cambiamenti che portano ad altri cambiamentini più piccoli eccetera eccetera in una struttura frattale che chi ha seguito il blog in altri tempi troverà familiare - di recente per me ad un cambiamento molto grande (trasferirsi per l'università) è corrisposto (in maniera un po' indiretta) un cambiamento piuttosto grande (io e la mia ragazza ci siamo lasciati) a cui è corrisposta una serie di cambiamenti significativi, seppur minori (le solite cose, andare a vivere con un coinquilino (inizialmente) sconosciuto, farsi nuovi amici, cercare di non perdersi nella metro, e così via), e nel complesso anche se sembra poco tutto ciò ha stravolto la mia vita, e va bene così. Tutto ciò ha portato a nostalgia, taaaaanta nostalgia del passato, anche di cose che in passato non avevo, ecco, esattamente amato - di nuovo, per i due o tre che leggono questo blog di tanto in tanto sarà un tema familiare, si matty va bene abbiamo capito ti piace quella canzone dei Gazebo Penguins che dice è tutto un ricordar le cose meglio di come erano davvero / di quando avevamo qualche anno di menoooooo ma insomma racchiude in due versi che più-chiari-non-si-può una delle verità più sconvolgenti della vita di ognuno di noi: no, non è che le cose vanno molto male ora, è che non sono mai andate davvero bene in passato! Ricordarsi il passato come qualcosa di felice e migliore del presente non è una cosa che si può dire Oh ma dai che cosa carina dai bello simpatico ci si vede ciaooo, è una cosa mica da ridere e se uno non se ne rende conto, insomma, può essere un problema grave. Pensateci, i vecchi rincoglioniti li senti sempre dire variazioni sul tema di "Ah ma ai miei tempi le cose erano migliori": mica perché è vero, anzi, solo che per l'effetto Gazebo Penguins™ loro credono che sia davvero così. Una volta ero a casa di una mia vecchia fiamma e parlavo con sua nonna (sì insomma non fatemi spiegare, è successo e basta), a un certo punto lei tutta arrabbiata perché noi giovani non lo so "non siamo capaci" e io allora per aizzarla "Eh ma arriverà la guerra" e lei contrastata (perché concordava con me ma io era un giovane e darmi ragione significava andare contro quello che stava dicendo fino al secondo prima) smette di pelare la patata che stava pelando e dice "Ah si vedrai se non arriverà!" e mi minaccia agitando in aria il coltello patatoso. Ma ai vecchi che gliene frega in fondo? l'altro giorno col mio coinquilino parlavamo di un novantenne che beve un litro di vino al giorno e lui mi fa, beh, arrivato ai novanta se ne può ben fottere dei consigli dei medici, avrà pur voglia di godersi i suoi ultimi anni come gli pare: e in verità io vi dico, questa mi sembrava proprio una conclusione saggia. Ma lasciamo perdere i vecchi, perché il punto era un altro, che ricordiamo le cose meglio di ecc ecc insomma l'effetto Gazebo Penguins™. Il secondo, grosso problema dell'effetto Gazebo Penguins™ è che può affliggere in realtà persone un po' di ogni età (rima): non sono necessari anni e anni per iniziare a ricordare con nostalgia qualche avvenimento, possono bastare mesi, settimane, giorni; per alcuni la nostalgia inizia ancor prima che la cosa per cui la si prova finisca; poco importa: quando la nostalgia sale ti porta a idealizzare il passato, e finisci col chiederti in continuazione Ma perché prima le cose andavano meglio e ora invece vanno così di merda? Voglio dire, magari non succede a così tante persone, ma nella mia (ristretta) cerchia di conoscenze è, boh, un sentimento condiviso da molti - più che altro uno finisce per deprimersi perché ricordando il passato elimina tutti i momenti di noia, di attesa, di fastidio e di disadattamento e si ricorda in pratica solo le cose che gli fa comodo ricordare, i momenti felici o insomma quelli agrodolci, e così oggi dopo aver rincontrato per caso un po' di vecchi compagni delle superiori son finito a pensare Ah quanto mi manca la mia vecchia classe quando poi se ci penso bene e mi sforzo porca troia se volevo andarmene da quella classe - avevo degli amici là, anche sinceri e a cui volevo un pianeta di bene, ma anche gente che non sopportavo - la nostalgia ha questi effetti collaterali, e il guaio è che come canta Manuel Agnelli in Oceano di Gomma la nostalgia ti culla ma non ti vuol lasciare: perché cercare di rievocare momenti passati nel modo esatto in cui erano quando ne possiamo ricordare una versione migliore? Riscriviamo la nostra storia senza accorgercene. E questo è proprio il terzo, grosso problema dell'effetto Gazebo Penguins™, che va oltre le nostre vite da individui e ci coinvolge collettivamente: se non riusciamo a ricordare con precisione e oggettività gli episodi della nostra vita individuale, come la mettiamo con la Storia? Storia con la lettera maiuscola eh, insomma, parlo di quella Storia che si insegna a scuola e si studia a casa - mi sa che la Storia per come la conosciamo noi soffre degli stessi problemi, ma amplificati. Soffre della somma di tante piccole incertezze ed imprecisioni che, definitivamente, creano grossi errori e grossi malintesi e grosse incertezze e grosse imprecisioni: esco dall'astratto, e per confermare questa tesi vi chiedo di fare un esperimento molto semplice che potete fare anche da casa (ma state attenti ad usare solo forbici con la punta arrotondata): tutti concordiamo che la storia, intesa come mera successione di eventi, sia in qualche modo oggettiva; ma allora perché ognuno, persino gli storici, hanno una propria visione della storia? Per farla breve: in qualche modo le cose sono andate, solo che poi ognuno unisce i puntini come meglio crede. E se uno non sa nemmeno unire i puntini della settimana enigmistica, quello che ne esce non è una Storia, ma una narrazione; e più uno si convince che la propria narrazione è quella giusta, più state certi che non cambierà mai idea; e così nasce una nuova storia, parallela e magari pure verosimile, ma errata - e quando sarà passato abbastanza tempo perché la gente non possa più ricordare in prima persona certi eventi e si dovrà ricorrere alle fonti di chi, invece, quegli eventi li ha vissuti, allora chi sarà in grado di distinguere la Storia dalle storie inventate?

Già, forse nessuno ci può riuscire, tante sono le variabili e le correlazioni tra variabili che concorrono a scrivere la Storia. Così nascono i complotti, se ci pensate, che poi non sono molto diversi dalle fanfic: le fanfiction si occupano di riempire i vuoti lasciati all'interno di una storia inventata, libro film o serie tv poco importa, i complotti riempiono gli spazi vuoti della Storia vera e propria - voglio dire, uno storico si trova a dover costruire ipotesi sulle informazioni di cui dispone ma chiaramente non sa nulla circa le informazioni di cui non dispone - magari ciò che non si sa è enormemente più importante di ciò che si sa... ma di questo ho già parlato un po' nel precedente post, e Eco con il suo Pendolo di Focault mostra molto meglio ciò che intendo, in ogni caso.

E io boh, più passa il tempo più sono affascinato dai complotti, dal modo in cui nascono e crescono, trovando ambienti fecondi tra la gente più insospettabile attorno a noi, finendo poi per costruire autentiche realtà parallele che agli occhi dei non-iniziati appaiono del tutto scollegate dalla realtà, beh, reale. È una questione di livelli, da qualche parte in informatica si chiamano layers, cioè di livelli interpretativi della realtà. Se avete mai suonato uno strumento, forse il discorso che segue vi tornerà familiare, e se è così ringraziate chi vi ha spinto a prendere le prime lezioni perché mi sembra un concetto così potente e stupidamente semplice da capire che può davvero aiutare in tante situazioni in cui non capiamo come dovremmo procedere. Tipo quando non riuscite a dare un senso ad una frase di una versione di latino.

Quando uno deve imparare un pezzo complesso come una fuga di Bach, si deve procedere per gradi. Il primo grado è, ovviamente, imparare le note, le singole note una dopo l'altra, l'una sopra/sotto l'altra (sembra una cosa porno), e così via. Quindi fare una cosa tipo DO SI DO SOL LABEMOLLE DO SI DO RE SOOL ecc. Tuttavia, se i vari Horowitz Gould e compagnia si fossero fermati qui nello studio dei loro pezzi, probabilmente non avrebbero passato il primo anno in conservatorio - delle note in sequenza sono solo questo, note in sequenza, senza alcun valore intrinseco; studiare una fuga concentrandosi solo sulle singole note è un po' come guardare un quadro impressionista da vicino senza capire che il significato di un'opera del genere non sta nel dettaglio ma nell'insieme di tutti i dettagli! Ovviamente uno può dire Oh che belli questi quadri puntinisti guarda guarda! questo puntino è stato fatto proprio bene!, ma di nuovo si starebbe concentrando sulla cosa sbagliata, starebbe travisando il significato del quadro. La vera forma di una fuga è più o meno questa:

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Vedete i colori? (io no perché sono daltonico ahahahhah che tristezza) Quei colori sono i temi della fuga che appaiono, scompaiono, si risolvono, si inseguono l'un l'altro e poi concludono in un gran finale - i temi sono astrazioni di un livello più alto rispetto alle singole note: un tema è, effettivamente, un gruppo di note accomunate da qualche caratteristica; e proprio qua sta il nocciolo della questione: se uno non vede i temi ma solo note scollegate le une dalle altre può ascoltare una fuga e dire Ah, bella, ma non capirà niente del perché quella musica è bella. Quando uno riesce a sentire non più le note da sole ma i gruppi di note, i temi quindi, si accorge dell'immenso lavoro di Bach nel costruire queste architetture perfettamente equilibrate, questo continuo susseguirsi di temi e controtemi che fanno impazzire. Sembra che tutto ciò non c'azzecchi una sega con il discorso dei complotti che, in questi tempi di Trump e dei suoi fans, vanno così di moda, ma in realtà questa della fuga e quella del quadro eccetera sono tutte metafore che si riferiscono ad un unico concetto, cioè che se uno si concentra troppo sui particolari non capisce più i nessi che tengono unite due cose, non vede più la figura nel suo insieme ma vede dettagli, inutili dettagli. Un complottista è sempre alla morbosa ricerca di questi dettagli insignificanti su cui poter costruire castelli in aria; esattamente come me quando studiavo Bach nota dopo nota e accordo dopo accordo, non si rendono conto che sfugge loro dalle mani il significato generale di ciò che stanno esaminando: che, in ultima analisi, altro non è che la realtà stessa.