Remember me as you fall asleep
2015-04-17
(home)

Prima di leggere Gödel, Escher, Bach di Hofstadter, avevo una vaga idea di cosa fossero le fughe bachiane; d'accordo, avevo studiato la prima fuga dal libro I del Clavicembalo ben temperato e una riduzione dell'ultimo contrappunto de L'arte della fuga, avevo comprato un disco di Gould che eseguiva i primi dieci contrappunti della stessa opera, avevo letto qualcosa sulla fuga e sulla composizione in qualche libro di teoria musicale ma, ancora, la grandezza di questa forma mi era nascosta, fingevo in qualche modo di apprezzarne i tratti senza comprenderla mai completamente fino in fondo. La mia insegnante di pianoforte spesso, gentilmente, e forse troppo, mi faceva notare come suonando una fuga non facessi emergere i temi e le singole voci, io ci provavo, si intende, a farle in qualche modo che mi sembrava corretto, ma anche oggi, ripensandoci, il risultato non era granché: era necessaria, forse, una maggiore analisi estresecutiva (cioè esterna all'esecuzione), una maggiore attenzione all'analisi armonica e all'osservazione delle singole linee melodiche che si avvicendavano e sovrapponevano le une sulle altre, evolvendosi fino a raggiungere il grande, eccitante, monumentale, monolitico, risolutore accordo finale. Tutto ciò mi appare, ora, più necessario e di conseguenza anche più naturale: non so bene per quale motivo, onestamente, forse un tentativo di essere più rigoroso nella lettura, o per apprezzare meglio l'opera per ciò che realmente è.

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Fuga II, a 3 - dal libro I del Clavicembalo Ben Temperato, misura 7. Introduzione della terza voce dove immancabilmente, tempo fa, non avrei sottolineato e l'esposizione del tema nella mano sinistra e le differenze di portamento tra le varie voci.

Gödel, Escher, Bach mi ha introdotto, oltre che al magico mondo degli isomorfismi (su cui, appena ci capirò qualcosa, scriverò moltissimi post evidenziando quanto è bello il mondo accademico che li studia e come fondamentalmente siano ovunque persino nelle nostre meste colazioni a base di fiocchi d'avena e latte che mescolati danno una matrice talmente densa da poterci costruire degli ospedali) e a quello delle opere di Escher, anche allo studio più ragionato delle fughe di Bach, sottoponendomi in particolare alcuni canoni provenienti dall'Offerta Musicale: canoni retti, inversi, simmetrici, cancrizzanti (identici se letti dall'inizio alla fine e dalla fine all'inizio), per augmentazione, per tonos (il primo "infinito anello" citato nel libro: fondamentalmente, un canone modulante ad infinitum).

Cosa c'entra tutto questo con gli anagrammi? In realtà il collegamento è molto semplice: mi sembra possibile trovare tra il sistema formale della musica e quello del linguaggio un isomorfismo - insomma, questo anagramma qua sotto è qualcosa di stupendo, con le stesse lettere di Ligabue non soltanto ha scritto qualcosa di enormemente più vario interessante e in pratica BELLO di ciò che ha scritto Liguabue ma anche qualcosa che ricorda Tondelli, insomma, mi sembra; e questa sarebbe una caratteristica probabilmente irrilevante senonché io adoro Tondelli e pensare che se n'è andato così giovane mi fa venire la morte nel cuore per tutte le altre pagine di diario che non ho scritto e che non scriverò perché lui non ne ha scritte di più.

"Certe notti fai un po' di cagnara, che sentano che non cambierai più. Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu. Certe notti c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà. Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c'è chi festeggerà. E si può restare soli, certe notti qui, che chi si accontenta gode, così così. Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai. Ci vediamo da Mario, prima o poi." (Luciano Ligabue) ---> Ragazzi ritratti tra sesso, cuore, motori, musica, gioco. Si esce; e non ti importa cosa si faccia, né con chi; perché quel che conta è ubriacarsi di vita, assaporare con gusto ogni attimo dei vent'anni, illuso dall'età che il tempo sia tuo (e lo è). Affoghi nel bicchiere ore fiacche; neghi questo ghetto di banalità, colpe, riti, cattive idee (ne ha). C'è luna; c'è candore. Una mite malinconia. E tu, libero, più forte, cerchi baci, incanto, quiete. Ed ecco, è quasi allegria. (Aurora)
Una cosa che noto, poi, è che è bellissimo decontestualizzare dei messaggi per renderli totalmente inspirational quando invece nel contesto in cui si trovano originariamente sarebbero rimasti mediocri battute di mediocri personaggi di una famosa sitcom americana.

Titubante fa delle cose bellissime.
Titubante fa delle cose bellissime.

Lo sentite? Lo leggete?! Anche qui c'è Tondelli, quello di Altri Libertini!

Ma io, Ludo, io vorrei tutto, le discese ardite e le risalite stordite in questo posto di merda ma no, no amico mio, io me ne andrò di qui... dal lezzo della campagna che risale d'estate sulla via Emilia e da Rimini in agosto e dalla Lory che è tutto un buco ormai, io voglio perdermi e andare ad Amsterdam che è lì che si fa la bellavita che anche se non è davvero facile almeno ti ripaga degli sforzi, ci si ubriaca a piazza Dam e si rimane lì la notte a dormire sotto le stelle e nel tuo vomito - no Ludo, ti farò schifo ma non sto più qui, non ci sono più i presupposti per stare in questo posto a marcire, non voglio fare la fine di mio padre, me ne vado finché sono in tempo finché posso finché ecc...
Che cosa significa, oggi, essere democratici? Sia chiaro che non intendo piddini con "democratici", intendo proprio: cosa significa, se ha ancora senso chiederselo, sostenere l'ideale democratico di società? Come si può dire di essere in una democrazia funzionante quando di fatto ci si trova di fatto in una sorta di plutocrazia, in cui l'intera macchina capitalistica del denaro compromette snatura condiziona domina le vite di ognuno di noi, unicamente colpevoli di esser nate sotto questo sistema tirannico. D'accordo, questo è più uno sfogo che una reale analisi storico-economica sull'umanità (insomma, le crisi le banche i default esistono dai tempi dei romani!), ma mi sembra chiaro che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato in tutto ciò; è necessario questo accanimento al denaro? O, alternativamente, è necessaria la prevaricazione che molti potenti attuano sulle vite dei poveri cristi? Che diritti hanno la Disney, la Hasbro, la Fisher-Price di imporre certe condizioni di lavoro ai propri dipendenti/schiavi?

Mi rendo conto, scrivendo e cercando esempi che sostengano la mia tesi, che la mia ricerca, la mia domanda fondamentale, passa necessariamente per la questione sulla libertà. Gli uomini (e le donne) devono tutti essere liberi di fare ciò che vogliono di sè stessi; devono poter liberamente scegliere una persona da amare (ammesso che l'amore si scelga e non ci si trovi in mezzo, come invece credo che sia); devono avere il diritto di essere felici. Cos'è la libertà, allora? Che domanda difficile... Ma mi sembra evidente che felicità e libertà siano strettamente collegate, ché quando l'una manca, nemmeno l'altra v'è; nella mia insignificante esperienza di vita fin'ora mi sono accorto che la mia libertà è condizionata dalla felicità. Ora, capisco che questo sia un argomento empirico e forse non molto rilevante, ma se ci fate caso, le persone, quelle che Kerouac descriverebbe come

[...] the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at the same time, the ones who never yawn or say a commonplace thing, but burn, burn, burn like fabulous yellow roman candles exploding like spiders across the stars

sono quelle che al contempo sono libere, e felici. Una democrazia sana dovrebbe mirare a questo, creare una società di persone felici; ma è davvero così? Questo è una specie di diario, non devo necessariamente essere fedele alla linea se la linea non c'è (più). Il problema è che, ancora, non ho dato una definizione di libertà, né tantomeno di felicità; l'eterna leggerezza di questi due concetti ha portato alle grandi catastrofi dell'uomo, guerre, sterminii, genocidi... Gli uomini possono essere felici e pensare di essere liberi, quando non lo sono. Questo è il primo, grande problema, che ci ostacola: siamo troppo facilmente manipolabili. I nostri bias gnoseologici (leggi: errori logici nei processi di apprendimento e analisi dei dati; in soldoni, la nostra estrema capacità di incorrere in errori grossolani quando cerchiamo di osservare il mondo con oggettività) ci rendono materia informe facilmente malleabile: e costantemente, ogni giorno, veniamo modellati a uso e consumo di qualcuno che "sta più in alto", attraverso le televisioni e, soprattutto, internet. Noi crediamo di essere liberi, di esprimere la nostra opinione, di formare pensieri propri, originali: è davvero così? Ai miei occhi il mondo appare troppo uguale. Certo, siamo tutti esseri umani sulla terra, e abbiamo la maggior parte delle funzioni cerebrali in comune: in questo senso, è normale ritrovare delle regolarità analizzando dei dati statistici, è normale avere simili interessi o simili reazioni a certi stimoli; ma ripeto, ciò che ci piace, i nostri interessi, i nostri gusti, da dove vengono, da noi stessi o da qualcun'altro? Un esempio: l'uomo non fuma. Voglio dire, in assenza di sigarette l'uomo non fumerebbe così tanto come invece fa. Sembra un'ovvietà, ma non è proprio così, l'uomo non avrebbe alcun interesse (o quantomeno non su così larga scala) nel fumo se all'interno di una sigaretta non venissero aggiunte sostanze additive, sostanze cioè che danno dipendenza; e in questo senso, non sei tu a voler fumare ma chi produce la sigaretta, la maggior parte delle volte quindi una multinazionale del tabacco. Questo è l'esempio più famoso, il più documentato anche clinicamente, ma non certo il più diffuso a questo punto: quale enorme capacità ha l'internet di influenzarci?

A ben pensarci il problema con l'internet non è l'internet ma siamo noi, che non passiamo abbastanza tempo a ponderare sulle notizie, a riflettere su ciò che leggiamo, a soffermarci: questo è un altro problema della democrazia, emerso con forza in tempi recenti, su cui naturalmente qualcuno ha l'occasione di lucrare; una notizia falsa ma ben ingegnata può rovinare una vita in un attimo, può delegittimare e far perdere notevolmente di veridicità un gruppo politico o di attivismo o di qualsiasi cosa... queste vicende, come forse si è capito, sono indistricabilmente legate alla nostra pressoché totale soggiacenza alle false leggi dei bias mentali (qui il punto di partenza per distruggere la grande maggioranza dei vostri ragionamenti su qualsiasi cosa); inizio anch'io, ora, ad avere una vaga idea di quanto sia importante dare a tutti una solida istruzione sui bias per riuscire a porre le basi di una democrazia. Queste cose andrebbero studiate a scuola, al posto del latino o di storia dell'arte! Non devono rimanere appannaggio di pochi che si ""sbattono"" a rincorrerli per i libri più diversi (da parte mia, il libro che mi ha aperto la mente è stato il già citato Il Cigno Nero).

Ma il punto di partenza di quest'analisi era un'altro: cosa significa essere democratici oggi? Con tutte le buone intenzioni e i buoni propositi, oggi come oggi essere democratici significa combattere la plutocrazia, il potere così preponderante dell'economia che, da un lato, affama interi stati e popolazioni (anche in Europa: non solo la Grecia, il cui caso è emblematico di tutto questo marciume, seppur siano necessarie altre premesse per iniziare questo discorso, ma in questi ultimi mesi anche l'Ucraina è diventata in pratica uno stato fantoccio, come se già non lo fosse abbastanza prima), e dall'altro propone in un'apparentemente inarrestabile processo evolutivo, un progressum ad infinitum, nuovi prodotti sempre più scintillanti ed esteticamente perfetti. Giovanni Lindo Ferretti, per la seconda volta citato in questo post, riassumerebbe laconico questa situazione: PRODUCI CONSUMA CREPA. Solo io vedo qualcosa di disturbante, di profondamente malato in questo sistema capitalistico? Non sono contro il capitalismo in sé, o almeno, non so di preciso perché è un problema che sebbene io mi sia posto più di una volta mai sono arrivato ad una conclusione per via della scarsa fiducia che ho nella mia immaginazione (tradotto, non mi fido molto delle mie proiezioni economiche a lungo termine, anche se due cose sembrano incontestabili: Nassim Nicholas Taleb ne Il Cigno Nero mi ha insegnato che un avvenimento improvviso ed improbabile può avere effetti molto più sconvolgenti rispetto a ciò che le previsioni prevedono: nessuno nel 2005 si sarebbe aspettato la grande crisi mondiale, eppure le sue conseguenze sono state catastrofiche per ognuno di noi, e tutt'ora ci siamo dentro fino al collo; in secondo luogo, anche ammesso che il mondo sia una macchina perfetta ecc ecc gli analisti stessi sembrano avere comunque un groooosso margine di errore nelle loro previsioni (il ché è un modo carino per dire che raramente azzeccano con precisione accettabile i dati macroeconomici)). (forse) Non sono contro il capitalismo, ma la logica dell'oppressione, della prevaricazione dei ricchi sui poveri, ecco, questo è qualcosa che ritengo inaccettabile; la mia sarà forse una chimera, ma bisogna andare oltre tutto ciò, bisogna godelizzantemente uscire dal sistema. Battiato cantava che

siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro

ebbene, diserediamoci, sciogliamo questo legame che ci pone gli uni contro gli altri, smitizziamo il vero valore del denaro.

"Io ci rientrerei mille e mille volte [nella Diaz]" "[su Giuliani] E mi auguro che sottoterra faccia schifo anche ai vermi" "Eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile...80 Torturatori con le palle piene de stemmerde" . Tortosa, se con Diaz ti stessi riferendo a Cameron Diaz, scusa la banalità, saremmo tutti d'accordo a volerci entrare mille e mille volte, ma non mi sembra davvero questo il caso, il tuo campo semantico era un altro. Francamente, non vedo come la decisione di sospenderlo dal servizio possa essere contestata da qualcuno; Scanzi, che conosco poco e soltanto per i video grillini su youtube in cui prende a maleparole Biancofiore e Santanché, a quest'ultima ha ieri messo in chiaro molte cose.

Una frase usata bipartisan dai politici quando non sanno più che pesci pigliare è "I telespettatori a casa sanno bene chi ha ragione", e varianti varie; ma, onestamente, quando la Santanché pronuncia quelle parole io, che sono un telespettatore, non capisco. Non ci riesco, davvero, mi sforzo e mi ci applico ma proprio non ci arrivo! Così come, in questo caso, non capisco come questo poliziotto venga difeso da Salvini & co., o meglio, capisco perfettamente perché (una forma mentis dura da demolire, una perfetta immedesimazione nel ruolo di leader della destra, un'acritica e acclamata giustificazione della forza) ma non capisco da dove derivi tutto ciò - di Salvini ammiro tante cose, la presenza sul campo (e per "campo" non intendo televisioni, francamente credo che in tanti si siano ampiamente rotti le palle di vederlo ogni sera ad un talk show diverso, ma "territorio", perché è  qualcuno che si interessa dei problemi concreti, si informa (in modo più o meno attendibile), raccoglie il malcontento popolare che, in sé, è una cosa ammirevole), la tenacia, la spregiudicatezza politica, qualsiasi cosa significhi, il personaggio mediatico che si sta creando; pur essendo io in disaccordo con le sue idee, a mio avviso ci vorrebbero più politici come lui sotto questi punti di vista. Nondimeno, andare contro la sospensione di Tortosa è una follia, la morte logica. Dire che Tortosa non ha compiuto reati è, forse (e dico forse), una verità giudiziaria (data tra l'altro dalla mancanza, in Italia, di una legge sulla tortura...); ma un tale atteggiamento, suo e dei suoi compagni di merende, di quegli ottanta torturatori (non rischio nemmeno querele a definirli così, essendosi loro stessi definiti in questo modo) che durante il G8 di Genova del 2001 torturarono giovani e vecchi innocenti alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, non è semplicemente tollerabile. Questi non sono poliziotti, e mi rifiuto di credere che l'intero corpo di polizia italiano sia alla stregua di queste bestie; questi fascisti (v. sotto) non hanno la minima pietà, non hanno umanità, non hanno compassione per nessuno: e non soltanto hanno compiuto quelle azioni gratuite e insensate quella sera del 21 luglio, ma pure se ne mostrano fieri, lo rifarebbero! Fino a che punto si spinge l'uomo, fino a che punto viene bistrattata la democrazia di cui tanto idealmente parlavo prima.

A una donna, che protesta e non vuole firmare, è mostrata la foto dei figli. Le viene detto: "Allora, non li vuoi vedere tanto presto...". A un'altra che invoca i suoi diritti, le tagliano ciocche di capelli. Anche H. T. chiede l'avvocato. Minacciano di "tagliarle la gola". M. D. si ritrova di fronte un agente della sua città. Le parla in dialetto. Le chiede dove abita. Le dice: "Vengo a trovarti, sai".

D. arriva nello stanzone con una frattura al piede. Non riesce a stare nella "posizione della ballerina". Lo picchiano con manganello. Gli fratturano le costole. Sviene. Quando ritorna in sé e si lamenta, lo minacciano "di rompergli anche l'altro piede". Poi, gli innaffiano il viso con gas urticante mentre gli gridano. "Comunista di merda". C'è chi ricorda un ragazzo poliomielitico che implora gli aguzzini di "non picchiarlo sulla gamba buona". I. M. T. lo arrestano alla Diaz.

Fanno venire da piangere le testimonianze di chi ha subito quelle torture. E ciò che fa venire molto più da piangere è la leggerezza con cui certi politici e certi fascisti-dentro passano sopra la pagina più nera della democrazia italiana, la più grande perdita di credibilità della polizia, sopra ciò che Amnesty International definisce la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. Ma cosa si può fare, d'altronde, con questi politicanti radical chic autodefinitisi di destra? A vederli argomentare, per voler usare le parole di qualcuno che fosse esistito davvero avrebbero idolatrizzato e pontificato in ogni modo, sembrano "vecchi che cercano di scopare"; te ne rendi conto Santa?

Basta, basta, basta! Non si giustifichi la violenza in alcun modo! Chi giustifica la violenza è a sua volta un violento e non può che essere così... Sono persone come loro il primo, vero grande ostacolo alla democrazia di un paese. In primis chi, come i poliziotti in quel frangente, utilizzò e tutt'ora utilizza violenza gratuita, coprendosi con una divisa o un distintivo; in secundis chi ridimensiona, gira intorno, sminuisce, tollera, giustifica e infine per diretta conseguenza legittima e fomenta la violenza, rassicurato da una propria carica istituzionale o politica. Si vergognino!


Una capacità intrinseca dell'uomo, o forse sarebbe meglio dire: la caratteristica intrinseca dell'intelligenza umana, è quella di sapersi adattare quasi in modo "fisiologico" in un sistema sfavorevole. Cosa voglio dire con queste parole contorte?

Brian Eno, forse uno dei più importanti musicisti dell'ultimo secolo, nelle Strategie Oblique (mi pare) diceva che minori sono gli strumenti a disposizione più approfondita sarà la conoscenza degli stessi, ciò portando ad un notevole incremento nella qualità del prodotto finale. Ok, la mia è una parafrasi e fatta pure male perché non trovo le parole adatte, ciò che Eno intendeva dire era: un artista che ha a disposizione moltissimi strumenti musicali si crogiolerà fino al punto di esserne sazio e di dimenticare l'enorme potenziale a sua disposizione; quello che, invece, si limiterà all'utilizzo di pochi, essenziali strumenti, potrà combinarli in maniere creative e innovative, producendo qualcosa di molto più inedito e, forse, interessante. A ben pensarci, questa è una variante sul tema calamandreiano sulla libertà

“La libertà è come l’aria: ci si accorge quanto vale solo quando comincia a mancare”

E di fatto, in conclusione a questo sproloquio sulla democrazia e sulla libertà, credo sia necessario fare questa considerazione: ci sarà sempre chi, fra i tanti, vedrà in un regime oppressivo uno stato democratico, nella soppressione di un diritto un aumento di libertà, nelle bombe un mezzo per la pace; la semplicità con cui l'uomo si fornisce giustificazioni è qualcosa di inquietante: basti vedere l'immenso numero, là fuori, di complottari, che partendo da verità "non ufficiali" riescono a costruire un castello di illusioni perfettamente coerente. Qua ritorna qualcosa di interessantemente legato sia al Cigno Nero che a Godel Escher Bach: l'assenza di non senso non implica una verità. (in GEB, nel capitolo III, la questione viene in realtà proposto qualcosa di un po' diverso: Una figura e il suo sfondo non contengono esattamente la stessa informazione, esistono sistemi formali per i quali non esiste una procedura tipografica di decisione, e altri cose che porteranno alla dimostrazione del teorema di incompletezza a cui però non sono ancora arrivato)

Figura 19 di Godel, Escher, Bach. Pag.77, cap. II
Figura 19 di Godel, Escher, Bach. Pag.77, cap. II

In questo senso, l'uomo sa adattarsi abbastanza facilmente al proprio "sistema formale", per quanto sfavorevole questo possa essere. Ciò che è interessante è la compresenza di due questioni che, apparentemente, sono legate dall'unico filo comune dell'intelligenza: in primis, la capacità di adattamento è la caratteristica fondamentale dell'intelligenza. In GEB questa viene definita come "capacità di uscire dal sistema", ovvero ciò che per ora ci distingue dalle macchine: sembra infatti che (non dico tutti ma la maggiore parte del)le persone siano in grado di saltare da un tipo di ragionamento meccanico a uno creativo; l'unione di questi è, in ultima analisi, la proprietà chiave dell'intelligenza. Questo è il lato positivo della vicenda: quello negativo è che la creatività viene spesso svincolata dalle regole della logica (di nuovo, i bias!), e secondariamente che le diverse interpretazioni creative della realtà possono essere o indimostrabilmente vere o indimostrabilmente false. Ma questo è qualcosa su cui dovrei ragionare meglio, perché ora non riesco a concentrarmi bene 8-)

(in conclusione, una nota che vorrei rendere pubblica: nella storia "Paperino e l'assalto ai saltombrelli" apparsa su Paperino n.268 del febbraio 2011 i nipotini calcolano che ad un ritmo di 20 cents al giorno (la paga di zio Paperone per lucidare instancabilmente monete) la famosa "lista dei debiti" di Paperino sarebbe estinta nella miseria di 9812 anni e 29 giorni: stando a questi calcoli, l'ammontare complessivo del debito sarebbe pari a 716273 $, che non è poi molto)

napo