Progressive! Storia, p.3
2011-02-26
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Sempre 1971, sempre Deep Purple!

Per loro, infatti, nel 1971 esce Fireball, universalmente riconosciuto come il non-capolavoro per eccellenza, cosa totalmente infondata. Questo album, volendo forse esagerare, è ancora più duro del precedente In Rock e la title track dimostra appieno questa teoria: per la prima volta il batterista Ian Paice usa la doppia cassa, tipica dell'Heavy Metal, il chitarrista Ritchie Blackmore sviluppa il suo concetto di distorsione (ovvero, mandare in overdrive un cono dell'ampli in modo che la essa sia graffiante e l'amplificatore inutilizzabile). Un inserto curioso, tipico delle ri-edizioni, è The noise abatement society tapes, ovvero una raccolta di musica classica ri-interpretata in chiave rock.

Parlando ancora di Hard-Prog-Rock, citiamo anche (non senza qualche perplessità) i Led Zeppelin che nel '71 pubblicano IV, il loro album più famoso e importante. Qui ci sono canzoni del calibro di Stairway to Heaven, The Battle of Evermore, Misty Mountain Hop ecc... Difficile capire se esse sono davvero progressive, in ogni caso alcuni elementi sembrano rafforzare questa tesi. L'invidiabile bassista John Paul Jones in questo album è anche tastierista (vedi i flauti di Stairway o il Wurlitzer di Misty Mountain), mentre il batterista Bohnam, detto amichevolmente Bonzo, può sfogarsi suonando Black Dog e Rock'n'roll. Sugli altri due non c'è nemmeno da parlare:  sono sicuramente degli sboroni, però avevano una tecnica davvero notevole.

Non dimentichiamoci poi del famoso disco Who's Next degli Who. Non essendo un loro grande fan, non saprei dirvi bene come è questo album, posso solo dire alcune cose basilari. In ogni caso, in questo album c'è la famosa Baba o' Riley con il suo leggendario intro al synth e la ballata Behind Blue Eyes. Da notare il fatto che il muro di questa copertina assomiglia come forma al monolito di 2001. Coincidenza?

Last but not least, ci "immergiamo" nella dimensione cosmica tedesca dei Can: la loro musica è essenzialmente un misto tra psichedelia europea e sperimentazioni contemporanee. Definire, quindi, "Tago Mago" come un album freak è decisamente riduttivo; ciò si evince anche dalla Major Track  "Halleluwah": 18 minuti di follia, nemmeno lontanamente raggiungibile da altri gruppi dell'epoca!