Perché sbaglio sociologicamente ad esistere
2014-03-30
(home)

In totale non imitazione delle 95 tesi di Marin L'Utero (no serio non c'entrano niente) un io narrante che nel corso della narrazione rimarrà sconosciuto vi porta alla scoperta dei molti motivi per cui ontologicamente la società è e io non sono; mi ritrovo anche qui in una situazione di empàssé tipo aereo Malesani che cade al largo di Perth; musica anni '90; folk digitale. È a mollo, cazo, son tuti a mollo quei lì che... Comunque. È ormai sotto gli occhi di tutti la mia abilità di scrivere lettere, tant'è che qualcuno ne ha scritta un'altra parodica indirizzata a quella alta alta di prima psicosociotranspedagico, ma non è questo il punto (in realtà sarebbe anche questo il punto, come si scelgono le vittime degli scherzi? Talvolta giustificate, vedi Il Voglia di Vivere o Il Bello (quello che volete), ma tante volte le inferenze che portano a certe persone sono molto sottili e inintelligibili). A proposito, Il Bello fa mega ridere quando si spinella fuori da scuola col suo amico compaiosullestatueaFirenze. Comunque: ammiro il Tarabt del trading che distrugge tutte le mie convinzioni e le mie fragili idee sulla vita e tutto il resto (trigonometria intoccata però) solo che non è una cosa così bella da parte mia anche se ripeto il suo lavoro è interessantissimo. Il fatto è... che uno sente le responsabilità a un certo punto, la pressione su di sé, forse meglio così, si sono scoperte cose interessanti e con risvolti potenzialmente divertenti, però sai uno parte con le migliori intenzioni e non puoi pretendere che esponendolo alla pubblica gogna questo non si senta fondamentalmente insicuro delle proprie prestazioni che è come dire a fare sesso per la tua prima volta in pubblico affluirà il sangue al tuo pene? Dipende. C'è a chi sì e a chi no, a me probabilmente no, e sapete perché? Perché se uno vuole scopare lo fa in privato e non in pubblico! Ecco concludo con questa sottile metaforfora (oltre la forfora, aldilà del tempo e dello spazio) chiaramente non voglio dire di compiere atti osceni in luogo pubblico, né tantomeno in luogo privato (anche se, in separata sede da questa storia, invito voi tutti a sodomizzare il partner a caso: aggiungerà un pizzico di hottitudine molesta e repentita al vostro rapporto)(aggiungo che molte ragazze in pubblico urlano "NO ALLA VIULENZA SULLE FIMMINE" e poi a casa si fanno sbattere tipo tappeto persiano), dico solo che quando una cosa viene più o meno urlata ai quattro venti non si può pretendere chissà cosa. Ho sbagliato? NO. Ormai per me la moltitudine dei pdv è irrilevante. NO, non ho sbagliato perché per la prima volta NON HO FATTO UNA SEGA e ci stava dirlo. Per la prima volta non è colpa mia, è incredibbile. Laboratorio creativo. Quel povero ragazzo! Starei troppo male a fare ancora una cosa del genere, anche se devo ammettere che talvolta rido a parlargli perché sembra che i suoi occhi tentino in tutti i modi di fare una secessione dal corpo umano per volare librarsi liberi nei corridoi della scuola librarsi come quella che beve una Pinta di birra in una discoteca a Praga e gira tutto intorno la stanza balla balla balla come bolle coi tacchi alti per non sembrare una coetanea dei. Non è questo il discorso che volevo fare comunque. Il fatto è che complici diverse cose, penso al mio desiderio di fare quello che voglio, di non infuocare il cellulare attraverso l'attrito che si genera tra le mie ditate e lo schermo, Pornjizz e quelle cose lì, eccetera, avere rapporti umani troppo seri (Pazienza e Pellerin non c'entrano, loro sono a prescindere) non è una cosa che amo particolarmente in questo momento. Anche perché significa avere voglia di, e io non ho voglia di far niente perché obiettivamente sono una persona priva di problemi e quindi piena di problemi e quindi serve tempo per me che non avrei se avessi altri che tendessero a occuparmelo però è anche vero che mentre oggi parlavo con degli Alberi era saltato fuori il concetto del se noi viviamo cosa viviamo a fare che è un discorso interessante e quindi in sostanza ousia dovremmo essere felici e io sarei felice se qualcuno felice rendessi ed è la cosa più bella che c'è rendere felici le persone soprattutto quando non sei felice perché vederle ti mette una voglia in corpo di essere felice che ti senti di poter conquistare il mondo di prendervi uno per uno e fare all'amore con ognuno insomma diventi Benigni quando parla del Risorgimento. Sapete che cosa? Io vorrei essere suo amico, dico sul serio, voglio dire, la sua gattiera la potrà gestire tranquillamente con quella sua amica se vuole ma io vorrei tanto che fosse felice. Come tutti dovrebbero essere. Più di una volta mi è sorto il dubbio che non si sia resa conto di quanto già sia felice e di quanto avrebbe potuto non esserlo (quest'ultima non è da prendere come motivazione), voglio dire. Voglio dire, ragioneria? Non so perché i doppiatori di Amore e Guerra di Woody Allen abbiano tradotto "Caspita, si sente che hai fatto ragioneria".

Il primo passo verso l'era adulta è quando decidi di tagliarti i capelli, non le vene. Quando infine ti rassegni e decidi di abbandonare il tuo stile, il tuo anticonformismo in favore di qualcos'altro. Ma perché? Perché voglio tagliarmeli corti? Forse per vedere le facce stupite di chi mi conosce o mi incontra ogni giorno, osservare la loro reazione. Forse perché, come ho già detto, è arrivato il momento di diventare più seri e di dare meno nell'occhio. Forse perché quando uno vuole cambiare,  o chiarire, la propria situazione, ovvero il proprio particolare sentimento nei confronti di sé stesso, per prima cosa deve cambiare ciò che è più evidente, il proprio aspetto, per uniformarlo a quell'insieme caotico di stati d'animo che uno cerca in qualche modo di gestire. Forse perché semplicemente sono troppi. Però, sapete, secondo me ha ragione Taleb Nassim quando dice che la nostra mente tende a semplificare e a far diventare i fatti narrazioni, che tendiamo a trovare una motivazione a determinati eventi che solo a posteriori sembra corretta e inattaccabile. Ora, anche se sto scrivendo i miei pensieri, dentro di me c'è sempre quel quid inarrivabile sul motivo per cui sto facendo tutto ciò. Poi domani ci ripenserò, ma sarà bello leggere ciò cui pensavo nel momento in cui le cose stavano accadendo, che è poi il modo per ottenere fonti più attendibili possibile (sapevate che quando la prima guerra mondiale stava per iniziare la gente non aveva la minima idea di quello che stava succedendo in quei momenti e che se qualcuno fosse stato interrogato il giorno prima dell'attentato di Sarajevo non avrebbe mai e poi mai nemmeno immaginato che in pochi giorni il più grande conflitto mai combattuto sarebbe incominciato? E la stessa cosa con il fallimento della Leman Bradars, con il 9/11, con l'Italia nella finale degli europei 2012...).

Capisco tanto Kerouac quando dice di aver scritto On the Road nelle notti bagnate dall'alcool e con in sottofondo il bebop che passavano alla radio. Dicono l'abbia scritto in 28 giorni quel libro, ma non è questo il punto. Ascoltando Giant Steps si capisce perfettamente come si poteva sentire. È una brutta sensazione in realtà: in cuor tuo vorresti ballare (as always, alla cazzo di cane) sopra le note degli assholes  di Coltrane ma le tue gambe appena sentono i 900 bpm di qualsivoglia canzone dell'album invocano pietà e le caviglie si spezzano da sole per non dover patire troppo. Ho anche una maglietta, "TICKET WANTED because I don't wanna miss the Bebop, the Barkley Bop" che ai suoi tempi faceva la sua porca figura, eh, la prima superiore. Non lo so bene.

In due giorni ho visto due film e mezzo di Woody Allen, in ordine di gradimento Amore e Guerra Io e Annie e Mann-hatt-an. Amore e Guerra è stupendo, le battute sono geniali; Io e Annie non è male, ha dei buoni momenti e nel complesso è bello; Manattahn non riesco a finirlo. Che sabato sera, sono talmente pieno di vita che non ho voglia nemmeno di dormire. Come se avessi bisogno di autostima, come se ce ne fosse bisogno in assoluto.  Prima volevo buttare giù due idee per un libro che voglio scrivere e sebbene abbia cose interessanti per la testa (esempio mi ha sempre esaltato l'idea di scrivere qualcosa sul mio paese o su qualche paese o sul Turoldo che in particolare quest'ultimo sono location stupendamente decadenti e bellissime per articolare una narrazione (la decadenza attira sempre gli artisti (e la fregna (che va sempre agli artisti (ecco perché ho deciso di non scriverne (tra l'altro decadenza è l'aggettivo più usato per descrivere la Roma de La Grande Bellezza, e quindi va trattato con le pinze (nel senso che Sorrentino è una persona, prima che un regista, a mio parere insopportabile per il modo in cui parla e si atteggia e per i suoi idoli (ditemi quello che volete ma Maradona mi sta sul cazzo e i Talkin Heds) e in generale per tutto ciò che è stato montato dietro a lui quindi le mega pubblicità la prima serata su canale 5 intervallata da mezzore di spots pagati profumatamente a Berlusconi junior che per me aldilà del bene e del male rappresenta, anche solo per il cognome che porta (e anche per il nome dopotutto) il male più assoluto))))). Chiedo scusa a Yotobi se ho pregiudizi.

Poco tempo fa discutevo con qualcuno di quale fosse il senso generale della vita eccetera. Secondo lei la vita era oggettivamente senza senso ma si trovava in difficoltà di fronte ad un fatto del genere: si chiedeva, se la vita è soltanto "così" allora cosa viviamo a fare? Cito a memoria: "Allora mi hanno detto 'Beh credi in Dio' ma io non credo in Dio" eD io: "Dio non è una risposta, Dio è solo un pretesto" che come risposta in realtà non vuol dire un cazzo ma mi sembrava adeguata alla discussione. Credo che effettivamente la vita sia senza senso se uno non accetta l'esistenza ("esistere"?) di un Dio. Il fatto è che io sono troppo logico, come Woody Allen in Amore e Guerra, tendo a vedere il mondo diviso nelle sue singole parti per quanto è possibile, e mi ritrovo con una verità schiacciante cioè che noi esistiamo perché esistono reazioni chimiche e trasmissioni elettriche che alimentano e gestiscono il nostro corpo ed è questo tutto ciò che conta; voglio dire, siamo un ammasso di atomi di carbonio e qualche altro elemento che collaborano tra di loro per fare in modo che noi sìimo, certo è un meccanismo molto complesso ma sicuramente spiegabile scientificamente. Non siamo altro che un ennesima trasformazione della materia! Un insieme di piccoli materiali inermi che fusi insieme danno vita alla vita. Non c'è altro. Certo, si può discutere di quanto incredibilmente bene funzioni questo meccanismo. Secondo me ammettere l'esistenza di Dio è un deus ex machina troppo semplicistico, ma di sicuro ha fornito molto materiale filosofico su cui lavorare (una concezione totalmente biologica della vita eliminerebbe molti problemi filosofici).

In fondo il tempo passa e noi non possiamo farci niente: il nostro essere è ovviamente indissolubilmente legato al divenire, tipo grafico spaziotempo. La vita, probabilmente, è effimera, e siamo ciò che siamo per via del caso; proviamo piacere e dolore ed odio e amore forse per il semplice fatto che la sopravvalutiamo e le affidiamo chissà quali significati che in realtà non possiede. Se così non fosse, se davvero (lo ripeto di nuovo) fossimo totalmente coscienti della casualità della nostra esistenza e della sua profondissima insensatezza, non proveremmo più quei sentimenti, nemmeno da un punto di vista biologico; il ché sarebbe, chiaramente, un male. No, probabilmente quest'ultima frase è sbagliata: penso agli uomini primitivi, loro non provavano certo emozioni così complesse, vero? I primitivi, chi lo sa, inconsciamente non davano peso al significato della vita, per loro più che per tutti noi la vita non aveva nessuno scopo, e vivevano perché sembrava loro giusto così, per istinto di sopravvivenza. Ma, effettivamente, se facessimo scomparire piacere dolore e odio e amore che senso avrebbe la vita terrena? Nessuno, perché vivremmo nell'apatia più totale. Quindi, forse, lo scopo della nostra vita è di provare sentimenti positivi, ovvero, di stare bene ed essere felici? Quindi: ammesso che senza sentimenti la vita non abbia senso, la presenza di sentimenti implica la sensatezza di un esistenza? Ci voglio tornare su perché mi sembra che abbia fatto troppa confusione tra i termini, ma sento che potrebbe essere un punto di partenza.