Old - Recensione "The Red" - Apollo 18
2012-08-26
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Ero molto indeciso, oggi, nello scegliere chi recensire. Infatti, da qualche settimana, ascolto principalmente due cose, This Will Destroy You e Le Luci Della Centrale Elettrica, cose praticamente uguali in stile et in genere, insomma. Indeciso tra Canzoni Da Spiaggia Deturpata e l’omonimo dei TWDY, mi misi ad ascoltare The Red. Che poi, scoprire quest’album è stato un vero colpo di fortuna: come da prassi giornaliera, girovagavo su postrock.com, sapete, per scaricare qualche nuova uscita, e mi ritrovo un post, a dir la verità anche abbastanza vecchio, che riguarda quest’album. “Ha un che di poetico”, dissi tra me e me, così cercai delle informazioni. “Apollo 18”. Sfogliai qualche link su Youtube, e trovai questa canzone “Warm”. E così io dico, massì dai, mi sembra una cosa abbastanza pheega, anche se poi sarà il solito disco di post-rock stantio e ammuffito, esattamente uguale a mille e mille altri. E invece, cazzo, no, mi sbagliavo, completamente. Warm è un colpo in pieno petto, un’emozione fortissima che ti travolge a tradimento, dopo due minuti e trentanove secondi precisi di ascolto. Un “Wall of sound” di chitarre potentissimo, poi di nuovo, la calma, quella voce, che parla lingue a noi sconosciute. Poi via di nuovo, muro di chitarre e la fuga fino al finale, dominato dai feedback. Mi guardo e dico, eccomi qua, dopo Souvenir degli Alcest e Ambient 4 di Eno ho trovato il terzo album perfetto. Che bello. Ebbene, per la seconda volta ancora, mi sbagliavo. Perché nonostante la canzone, singola, sia una cosa inconcepibilmente bella, non si può (purtroppo) dire altrettanto della sua contestualizzazione nel disco, e del disco stesso. L’album, infatti, è abbastanza omogeneo (quasi monotono) per le sonorità proposte. La chitarra ricalca spesso e volentieri quel suono particolarmente massiccio che ricorda in parte quello di Kevin Shields dei My Bloody Valentine. Il problema è associare un setup del genere con delle canzoni abbastanza differenti da quel Shoegaze e/o Post Rock prettamente anni ’90. Mi spiego, alcune canzoni dell’EP sono anche carine, ma sono, per esempio, troppo veloci per essere suonate con quei particolari effetti. Un po’ come se Clapton iniziasse a suonare i Dream Theater (o viceversa, eh), ne uscirebbe uno schifo assoluto (o qualcuno preferisce chiamarlo capolavoro?). Insomma, il disco in sé non è da buttare, ha degli alti momenti musicali, così come ha dei punti non particolarmente esaltanti. Il risultato finale è un post-rock, molto influenzato dallo Shoegaze ma anche e persino da un hard rock molto particolare, con pochi riscontri tra i gruppi normalmente conosciuti. Ve lo consiglio solo se siete fan del genere. Altrimenti, ci sono cose più interessanti, tipo, mai provato i This will Destroy You?