Nell'aeroplano sopra il mare
2012-07-10
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Tra i capolavori di ogni decade se ne possono distinguere di due tipi: conosciuti e misconosciuti. Pensateci: degli anni '60 tutti hanno idoltrato Sgt. Pepper, The Doors e In The Court, ma sono molti di meno conscienti dell'importanza di dischi come Ptooff! o Silver Apples; dei '70s, tutti a parlare di Selling England, Oxygéne e Irlicht, ma ben pochi sono a conoscienza di lavori come Albergo Spaziale Intergalattico, Synthetik 1 o di Maudits; e così via. Nei 90's, abbiamo da una parte pietre miliari come OK Computer e Loveless, e dall'altra piccoli capostipiti come In the Aeroplane over the Sea.

Subito la copertina ci fa capire che c'è qualcosa di malato, o quantomeno deviato, in questo disco. Insomma, qualcosa di strano si percepisce già da un primissimo effetto estetico. Ma noi non ci fermiamo alle apparenze, non possiamo, dobbiamo andare oltre (e per forza, parliamo di musica, mica di grafica); così metto il cd nel lettore cd del pc (ok ok, ce l'ho sotto forma di files, ma detta così mi sembra che possieda un po' più di fascino) e vengo accolto da una suite, che inizialmente si presenta come una dolce ballata acustica. The King of Carrot Flowers, titolo un po' anomalo per una canzone, può risultare, in un primo momento, musicalmente povero, ma per quanto riguarda i testi ci troviamo di fronte ad un connubbio unico tra dolcezze, humor dal vago retrogusto non-sense e riflessioni di vario genere (in tutto il disco si noteranno sotto questo aspetto varie citazioni dal Diario di Anna Frank, libro letto da Mangum poco prima dell'incisione definitiva). Al contrario, la parte 2 e 3 di questa mini-suite colpisce dritta allo stomaco: la famosissima invocazione urlata "I LOVE YOU JESUS CHRIST" fa la sua comparsa in questa canzone, in quello che possiamo definire come "l'incipit più straniante degli anni '90"; assolutamente incredibile l'effetto di quella semplice frase che diventa simbolo di anticonformismo e in un certo senso di libertà, in uno standard fuori dal mondo per l'epoca della registrazione.

A seguire, la title-track non toglie niente a quello che già è stato detto. Colpisce ancora di più la poetica assolutamente libera da schemi di Mangum: una delle canzoni d'amore più belle dei tempi recenti, incredibilmente affettuosa quanto malata e deviata.

Altro piccolo capolavoro, Holland 1945: musica e poesia messe insieme.

"And now we ride the circus wheel With your dark brother wrapped in white Says it was good to be alive But now he rides a comet's flame And won't be coming back again The Earth looks better from a star That's right above from where you are He didn't mean to make you cry With sparks that ring and bullets fly On empty rings around your heart The world just screams and falls apart"
Two Headed Boy merita una menzione a parte. Forse l'unica ballata acustica nel senso più reale del termine: voce, chitarra e (quasi) nient'altro. La voce straziata di Mangum colpisce al cuore l'ascoltatore, portandolo realmente in un'altra dimensione. Testo, come avrete intuito, superbo nella sua semplicità, unita ad una certa musicalità e metrica.

Ecco, forse il difetto che possiam trovare in questo disco è che, eccezion fatta per queste canzoni sopracitate, pochi sono gli altri momenti veramente alti; possiamo magari includere Oh Comely oppure Ghost, ma gli altri sono tutti brani assolutamente trascurabili, alcuni anche bruttini e forse po' insensati nel contesto in cui si trovano (si veda lo strumentale The Fool).  Cose che rendono un eventuale valutazione complessiva sul disco leggermente inferiore alle aspettative che si avevano ascoltando i primi tre pezzi dell'album; ciò non lo compromette, sia ben chiaro, solo rendono meno interessante e a tratti addirittura noioso un disco che altrimenti sarebbe un capolavoro ancora più bello ed interessante.

(chiedo perdono per tutti gli eventuali errori grammatico-sintattici che ho commesso ma sono quasi le 2 e dovevo scrivere questa recensione entro oggi, li correggerò in un momento di migliore lucidità mentale)