Michael Jimmy Bill
2014-12-09
(home)

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Come ogni piccola grande storia che si rispetti, il nostro protagonista è una Cenerentola, o se preferite una meteora, che attraversa tutto il cielo in un attimo e poi scompare per sempre, senza lasciare alcuna traccia.

Michael Jimmy Bill è il bluesman del Salento per eccellenza. Dotato di una tecnica vocale tutta particolare nonché di una mimica facciale decisamente sui generis, ha incantato seicentosettemila persone nella sua intensa seppur breve apparizione  televisiva a Teletime.

Nel buio più fosco, ho ritrovato la luce.
Scaruffi, si sa, ha sempre idolatrato in maniera oscenamente esplicita Cpt. Beefheart e il suo radicale lavoro di reinvenzione del blues americano; ascoltando Safe as Milk o, meglio ancora, Trout Mask Replica, notiamo la decomposizione e la destrutturazione della forma canzone blues in favore di "qualcos'altro", un ammasso informe di materia grezza a cui è difficile rapportarvisi, anche per i più ferrati del genere.

30 anni dopo evidentemente Scaruffi si è perso questa nuova reincarnazione dello spirito blues primitivistico e in un certo senso primevo, oscuro, enorme, stravinskiano: Michael Jimmy Bill è tutto ciò, unitamente alla tradizione popolar-folklorica italiana.

Un "ritorno alle origini" di stampo rinascimentale, per così dire. Un testo fondamentale "Mare, mare, mare, mare..." e il ritorno al grugnito, al rumore, ai giochi di bocca che ricordano molto la lezione lasciataci in eredità dal mai abbastanza compianto Demetrio Stratos, sia benedetta l'anima sua.

Olè.
Il blues carnascialesco che rimarrà nei secoli. Olè.