Il sorriso di Karenin
2018-02-13
(home)

"Sono completamente d'accordo con te quando dici che il sonno è un aspetto sopravvalutato della vita, c'è solo da aggiungere che lo è se hai qualche motivo per cui svegliarti o, anche, qualcuno che ti svegli. Nel mio caso nessuna delle due condizioni si può applicare, per cui buonanotte, credo"
Se scrivessi mai un romanzo lo inizierei così, con una frase che in fondo non vuol dire molto ma che sembra detta da uno dei personaggi di quei film francesi in bianco e nero degli anni '60. In realtà (come forse vale anche per i dialoghi francesi) questa battuta un significato ce l'ha, per via di chi l'ha ispirata e per colpa di chi mi ha spinto a credere che non sia un'idiozia: rispettivamente R. e M. (iniziali di fantasia), che o da poco o già da un po' mi stanno scombussolando la vita.

Ho ((ri)ri)ricominciato a leggere L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera, capolavoro imprescindibile che non ho mai capito come sia finito tra le mie mani, su un'edizione economica inglese che avevo comprato a Brighton nel fausto 2013. La mia copia mostra già i segni del tempo: la copertina è rovinata, le pagine spiegazzate raccontano del temporale (tipicamente inglese, per nulla preannunciato) che una di quelle sere di febbraio si è abbattuto su me e il mio compagno di stanza durante il ritorno a casa. Ci sono delle sottolineature qua e là, alcune vecchie, altre recentissime. Una dice, ed è stracarina: ma il suo amore nascente infiammava il suo senso della bellezza. Dico che è carina perché se ci fate caso quando ci si innamora anche un posto come Sedrina, probabilmente, potrebbe sembrare bellissimo; o anche (dammi) Tre Parole di Valeria Rossi potrebbe sembrare una canzone così significativa e a suo modo eloquente (aggiungo che è impossibile non notare che il video della Valeria è palesemente ispirato dalla serie di corti Green Porno di Isabella Rossellini, la cui visione consiglio a tutti). Ma a me cosa importa di tutto questo dopotutto?

Importa, tanto che ieri mi sono tagliato i baffi (li avevo fatti crescere da ottobre) - sembrerà una cosa insignificante ma avete presente quando vi proponete un obiettivo a lungo termine e poi, giunti a buon punto o addirittura a compimento, vi rendete conto che non sapete più perché vi eravate prefissati proprio quell'obiettivo? Come quando sei a mangiare fuori con una ragazza e ordini una pizza a caso, senza pensarci su troppo perché vabbeh sei concentrato sulla ragazza, mica sulla pizza, e poi quando arriva la tua bella cachi-pinoli ti chiedi "ma com'è che m'è venuto in mente di prendere una cachi-pinoli? Sono proprio una sagoma eh". Con i baffi è andata precisamente così: solo oggi, per puro caso, ho riascoltato Guardia 82 di Brunori Sas dopo tanto tempo; ed è guardando il Brunori Sas in camicia bianca, baffi italiani anni '80 che Beppe Bergomi levati, chitarra, spiaggia, canzoncina mezza spensierata mezza nostalgica, che ho realizzato: a ottobre 2017 mi ero ripromesso di vestirmi da Brunori Sas per il resto dei miei giorni. Perché? Perché sì. Mi piacciono i baffi, problemi? Quindi insomma, mi sono ricordato con un giorno di ritardo perché avevo iniziato a far crescere i baffi e perché li ho tenuti per tre mesi. Avessi aspettato un solo giorno in più ora sarei ancora qui, baffuto e in tenuta brunoriana a cantare Il 31 d'agosto c'è un amore che nasce / e un'estate che muore e invece sono qua, glabro, a cercare di suonare If I sit still maybe I'll get out of here dei This Town Needs Guns con la chitarra - non è che adesso non mi piaccio eh, anche se fa stranissimo rivedermi senza nulla tra la bocca e il naso; anzi. Ogni volta che inizio a farmi crescere la barba, i baffi, i capelli o non farmi crescere nulla dopo un po' ho la voglia di mandare tutto al diavolo e fare l'opposto di quello che mi ero promesso. Coi baffi niente di tutto ciò era successo: li ho tenuti per tre mesi, poi li ho tagliati ieri. Chiunque abbia mai avuto dei baffi, tuttavia, conosce per forza di cose la Grande Verità Sui Baffi: che non si tagliano dei baffi così senza un motivo forte per farlo. Io avevo un motivo medio-debole per farlo, ma l'ho fatto comunque e il perché ha un po' a che fare con la frase sottolineata che ho trascritto sopra.

The Unbearable Lightness of Being
L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere (ILdE), nella mia edizioncina strana inglese. Per i curiosi, il giocatore della Lazio che fa da segnalibro (non ho mai segnalibri adatti) è Keita Baldé, stagione 2013-2014.

È che in questo momento mi sento come mi sentivo per le gite di scuola alle elementari o alle medie (o anche alle superiori in fondo). Andava così: a ottobre, magari, ci dicevano dove saremmo andati in gita a marzo o aprile; e allora tutti i mesi da ottobre a marzo o aprile era un continuo pensare attendere crearsi aspettative per quei 1 2 3 4 5 giorni via, e dici Mah chissà come sarà Chissà come andrà Ci divertiremo? e l'hype cresceva cresceva e marzo o aprile si avvicinavano e con loro la gita - arriva la gita e magari ti diverti, ma il giorno dopo, quando dormi a casa per la prima volta dopo 1 2 3 4 giorni, ti chiedi: "E ora?". L' E ora? è una domanda che ci poniamo sempre in seguito a eventi sì grandi e memorabili (talvolta purtroppo anche tragici), ma soprattutto inediti: ce lo si è chiesto dopo l'11 settembre, dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008, dopo gli attentati di Parigi del 2015 - me lo chiedo io ora, che mi trovo nel seguito di uno di questi eventi grandi (anche se coinvolge solo due, tre persone) e memorabili che, a modo suo e nel mio piccolo, è anche un po' tragico o forse più che tragico direi drammatico, ma nel senso di "commedia drammatica", da film adolescenziale americano. Ho un grande vuoto davanti, un vuoto al cui interno non ho la minima idea di come orientarmi, pieno di dubbi e di incertezze e senza punti di riferimento.

Credo che un po' tutti abbiamo avuto uno di questi vuoti nella nostra vita. I miei assumono una forma comune, tipo: carica l'hype a mille per un evento X; rendi la tua vita più o meno dipendente da questo evento X; accade X, l'hype è al suo massimo e trova la sua realizzazione; i giorni dopo X, l'hype scade velocissimamente e ti trovi di fronte al mondo (al tuo mondo) post-X; il vuoto. Ecco, per ogni X le fasi post-X sono sempre inedite, una prima volta che non sai mai bene come gestire, un blob amorfo che non sapresti bene come descrivere perché i contorni non sono ben definiti: mi ero spettacolarmente trovato in una situazione X quando, ormai tanto tempo fa, mi trasferii a Milano per l'università e, quasi contemporaneamente, I. mi lasciò per inseguire i suoi scampoli di assenza. In quelle settimane mi veniva da piangere ad ogni occasione buona perché dopo due anni ero solo, in una città strana che non conoscevo e con un coinquilino strano che non conoscevo (e molto più grande di me) e la domanda che in varie forme mi si presentava forse dieci volte al minuto era "Ma ora cos'è che c'è?", perché la situazione era confusa mutevole e indubbiamente inedita. Allora c'erano grossi cambiamenti in atto nella mia vita (di cui ho scritto così tanto e pubblicato poco); ora il cambiamento c'è, circoscritto ma non meno figlio di puttana, se mi passate l'unica parolaccia che scriverò mai su mattyonweb.it. Ora cosa c'è?

(ora però voglio sottolineare due tre cose su Rapput di Claudio Bisio solo per il gusto di farlo: il "no dai, basta" di Mangoni; "solai"; Shine On You; e poi ragazzi, il coro gregoriano che intona un "puttana" e "Umorismo et simpatiae \ cum contractio vaginalis"?)

Per Sabina, la bombetta che è della sua famiglia da due o tre generazioni è uno dei temi che, nella composizione musicale altamente strutturata eppure figlia delle coincidenze che è la vita, tornano e ritornano negli eterni ritorni vichiani su cui nulla ci è dato sapere - l'ILdE è un romanzo, e sappiamo tutti che non si deve pretendere di trarre conclusioni morali sulla vita reale da un romanzo; ma poi Kundera dice una cosa secondo me non vera ma per forza affascinante se avete un certo tipo di predisposizione per queste cose romantiche:

This symmetrical composition - the same motif appears at the beginning and at the end - may seem quite 'novelistic' to you, and I am willing to agree, but only on condition that you refrain from reading such notions as 'fictive', 'fabricated' and 'untrue to life' into the word 'novelistic'. Because human lives are composted in precisely such fashion.
Qua MK parlava di Anna Karenina: all'inizio del romanzo, Anna incontra Vronksy alla stazione, dove qualcuno si è appena buttato sotto il treno; alla fine del romanzo, Anna stessa si butterà sotto un treno. Kundera, alla fine della prima sezione Lightness and Weight, cita i due temi dell'ultimo atto dell'ultimo quartetto per archi di Beethoven:

Muss es sein? Es muss sein!
https://youtu.be/38DA-F1V0t8?t=17m41s
m nnbvgbd <<-...ò-.edckkctrevnfrtv get

Mu-st it beeee? Deve essere? Come in una fuga i temi si rincorrono, si incrociano, vengono invertiti destrutturati accartocciati - per poi ritornare sempre, quando meno te lo aspetti. La nostra vita è una fuga di Bach, e se è un sogno non svegliatemi (cit. SC).

Dico che non ci credo a questa cosa per una semplice constatazione: le cose succedono un po' perché agisci verso di loro, ma più che altro succedono a cazzo (uff) (infatti ho scritto: "agisci verso di loro", non "agisci coscientemente verso di loro", perché lo sappiamo tutti: qualche volta pensi di fare un passo in una direzione, poi ti accorgi che sei finito proprio da un'altra parte; se volete, questa è anche la metafora dei miei spostamenti a piedi a Milano, i primi giorni che ero qui). Però ci sono certi momenti nella vita in cui credere a queste cose assurde viene quasi spontaneo e naturale, but her nascent love inflamed her sense of beauty per metterla ancora una volta con le parole di MK: questo strano senso della bellezza che si infiamma quando non te lo aspetti ti fa vedere le cose con occhi diversi, come se fossi sotto microdosaggio di un allucinogeno o dopo una canna un po' blanda ma che comunque ti fa salire la botta. Che ci sia una tale composizione nascosta nelle nostre vite è una di quelle cose maledettamente poetiche a cui puoi credere soltanto se sei profondamente innamorato o un po' confuso - e di sicuro io, ora, sono almeno un po' confuso.

Guardo il parco che si racquieta dalla finestra dell'hotel, ti sento dormire piano tra le macchine e gli uccelli che cinguettano. Per una città la cui grandezza mi ha spaventato per anni, ora è solo un debole brusio serale non diverso da un fine serata su una spiaggia. Sul tavolo c'è una rivista con stampata l'immagine di una scimmia morta, che prende in giro il mio concetto di Arte. Ma cosa posso saperne di questo paesaggio, nella città che ha ingoiato amici, amori e famiglia, datemi soltanto un paesino grande come una tazzina da té. Sei più felice, qui, sdraiata con gli occhi chiusi, vorrei ordinarmi un drink per festeggiare e dare il benvenuto all'estate il cui primo giorno sta finendo ora, ma se ti svegliassi ovviamente mi beccheresti e mi domanderesti dove sta la saggezza nel bere ancora. Torno a pensare al matrimonio di ieri dove ci siamo ubriacati e camminavamo barcollando ed io ho fatto del mio meglio per essere carino con una famiglia che non avevo mai incontrato ma in diverse occasioni, credo, avrei potuto fare di più. Ovviamente prima che la notte finisse ero migliore amico di tutti e di tutte le loro mogli ma ora, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordarmi i loro nomi.

Mentre il sole splende attraverso la finestra dell'hotel penso al nostro futuro e a dove ci porterà, mi chiedo se sarai ancora sdraiata qui fra 10, 20, 30 anni e giù di lì e se starò ancora fissando la strada qui fuori, confuso circa l'amore e la vita. Sarà interessante vedere se qualcuno avrà mai comprato una di quelle mie canzoni, se qualcuno avrà ascoltato quelle parole che non sono mai davvero quelle giuste. Penso di essere realista nel presumere che il mondo non salterà proprio giù dal suo letto per rendermi ricco con le mie canzoni, magari usate in qualche pubblicità per vendere arance o limoni... Chissà se finirò per possedere tutta questa strada o, più probabilmente, per dormire sotto un albero del parco di fronte, chissà la gente che corre la mattina mi terrà sveglio o se sarò io a tenerli a letto. Spero di avere il buonsenso di ritornare a casa visto quanto è bella questa sera, immagino che qui l'inverno sarebbe particolarmente freddo. Per anni mi hanno raccontato che i cattivi hanno le canzoni migliori, e che i cattivi vivono quaggiù, mentre invece noi altri, gente di campagna, non ci meritavamo neanche il sale sulla strada. Sicuro il 99% della gente che incontro ha scarso interesse a divertirsi con me, sembra che sono troppo vecchio troppo lento troppo silenzioso e insomma sbagliato, e sono felice. Nei loro cabaret elettronici alimentati dalla cocaina sarò il tizio al bar che beve whisky sovraprezzati, servito da una barista troppo buona per attirare la mia attenzione che lavora lì solo due notti la settimana e il resto del tempo è la cantante di una band rock'n'roll; penso che cambierebbe atteggiamento se le dicessi che il mio album è 173esimo in classifica e che anche io ho amici che hanno lavorato nei bar e che questo non ha mai definito chi fossero davvero (anche se certamente li ha aiutati a reggere meglio l'alcool) - Ma sono andato fuori tema, adesso mi sdraierò vicino a te e ti sveglierò e mi sbircerai dalle fessure dei tuoi occhi, stordita dal sidro, come se mi chiedessi dov'è che siamo e cos'è che voglio; e sarò felice perché non prenderemo nulla troppo seriamente.

Come sempre, avevo iniziato a metter giù questo post due settimane fa; nel frattempo sono successe tante di quelle cose, e le premesse con cui ho cominciato a scrivere non ci sono già più. Ho iniziato parlando di M. e R. e del mio ciclo circadiano in un momento in cui tutto questo significava molto per me; ora, dopo qualche giorno, mi sento un po' troppo appesantito da quanto peso ho dato (dalla leggerezza alla pesantezza) al mio rapporto con queste persone, e lo dice uno che solitamente non associa al concetto di pesantezza una sfumatura negativa. Uno dei temi ricorrenti della mia vita credo che sia l'hype (la leggerezza), e il vuoto quando l'hype se ne va (fatto di pesantezza): è una specie di Blue Tornado che va su e giù e che quando finisce il giro non ti fa scendere: dopo i primi 10-20 giri consecutivi vomiti (in modo spettacolare, tra l'altro, con il vomito viscoso che ti rimane appiccicato alla faccia, tipo pisciare controvento), però dopo un po' ti ci abitui e, con un pallore cadaverico e un torcicollo della madonna, ti rassegni alla realtà e fai progetti circa il tuo futuro sulla più bella montagna russa gardalandiana. Per questo ennesimo corso tra i miei ricorsi storici, ho già svuotato lo stomaco, ma paradossalmente ora mi sento più pesante.

(tagliarmi i baffi è stato un evento del periodo di salita o di discesa? Con tutto il bene che voglio a Brunori per il suo look, mi faccio contento dicendo che è stato l'apice, l'evento che ha dato il pronti-partenza-via alla fase di vuoto, l'unico momento in cui il carretto del blu tornado era fermo)

Il tema di questo intero post è l'attesa e quello che viene dopo, la sequenza hype-evento-vuoto che ciclicamente ritorna e che non ritorna soltanto per me, che sono ragazzino piccolino e cucciolino e spaventato dal mondo, ma anche per il mondo stesso che tragicamente, dopo eventi serissimi, si ritrova a dover fare i conti con la più fondamentale delle paure, quella di non sapere bene che cosa fare. Ma non volevo allargarmi troppo; l'incipit di uno dei miei romanzi preferiti (che deve ancora uscire, ma che aspetto con un'ansia che è quasi angoscia) recita È il generale che fotte sempre, e allora lungi da me fare discorsi troppo ampi. Per quanto mi riguarda, ho bisogno di andare di nuovo alla ricerca di questo hype, qualechesia e che arriverà chissaquando, e di dimenticare ancora, per l'ennesima volta, che dopo l'hype c'è di nuovo il vuoto e dopo il vuoto l'hype e dopo l'hype il vuoto - ho bisogno di attendere, nella misura in cui l'attesa è attiva, non passiva, cioè sono io stesso a costruirmi l'hype; ho bisogno di leggerezza (che leggerezza non è superficialità si ok bla bla ciao italo calvino come stai), che se essere pesanti non è per forza un tratto negativo anche essere leggeri ha i suoi perché; ho bisogno di fare mio tutto quello che è successo e, bah, ricominciare fregandomene un po', perché a questo giro so di poterlo fare.