Il mondo come io lo vedo
2014-09-10
(home)

È da un po' che penso al mondo, anche se per mondo intendo tutto il sociale, le relazioni tra le persone e tutto ciò che esse comportano. Credetemi, mi sono sempre dimostrato scettico riguardo a coloro che ripetono troppo spesso la frase "un tempo si stava meglio" o una delle sue varianti; credo tutt'ora che sia sbagliato affermare una cosa del genere o, quantomento, che essa venga utilizzata a sproposito: non è difficile, anche nelle vite di ognuno, discutere di un argomento, constatare che in un determinato campo il passato era meglio del presente, e dire per estensione che "il mondo sta andando a rotoli". Non è così che funziona; detto ciò, è inutile specificare che ciò che ci riserva il futuro ci fa immensamente paura, e che i cambiamenti intorno a noi siano veloci, impercettibili e, in un certo senso, radicali.

Forse non sopravviveremo al sembra-ormai-imminente cataclisma ambientale causato dall'effetto serra (e questo forse dovrebbe essere il primo, il più serio e il più preoccupante problema di cui davvero dovremmo occuparci); ma come arriveremo al punto di non ritorno? Come sarà il mondo nel 2035, come saremo quando tutto potrebbe davvero finire, un lento e inesorabile declino?

Il mondo come detto sta cambiando. Sembra infatti che la questione economica venga posta ben al di sopra della questione sociale; non che questo stupisca nessuno ormai (direi che è un topos tra i più ricorrenti della storia umana, è da sempre che l'uomo viene subordinato al desiderio di ricchezza di altri uomini), ma in tempi recenti il tutto sta prendendo una piega che definirei inquietante. Leggo oggi, un po' in ritardo, che JPMorgan in documento ha fondamentalmente stroncato una possibile ripresa economica della "periferia dell'Europa" (si parla dell'europa mediterranea, Italia Grecia Portogallo) argomentando sulla costituzione di ciascuno di questi stati. Le costituzioni dei paesi che hanno conosciuto il fascismo sarebbero state scritte in un'ottica antifascista (nulla da dire su ciò) e quindi da partiti ideologicamente piazzati nell'area socialista (il ché non è affatto vero: c'erano sì anche dei comunisti e socialisti nella costituente, ma soprattutto c'erano democristiani e liberali). E quindi, sempre secondo il documento di JPM, sarebbero le costituzioni che, permettendo ai lavoratori di protestare a causa del cambiamento dello status quo (leggi: il diritto di sciopero) o garantendo loro dei diritti costituzionali, impediscono uno sviluppo economico paragonabile a quello di altre nazioni del nord europa.

Ebbene: non so di cosa aver paura! Da un lato abbiamo un colosso mondiale della finanza con annessa banca che si intrufola negli affari politici e interni dei singoli stati, non violandone ma quasi la sovranità (teniamo comunque conto che nel 2012 Jp Morgan è stata formalmente denunciata dallo stato federale americano come presunta colpevole della crisi che stiamo vivendo dal 2008); in secundis, il fatto che, in fondo, JpM abbia ragione nel dire che non c'è altro metodo per riacquisire competitività nel campo del lavoro se non quello di ridurre i diritti dei lavoratori (India e Cina, le due più grandi potenze economiche "emergenti", sono già piuttosto organizzate sotto questo punto di vista); inoltre, tutto ciò non sembra in qualche modo familiare? Cosa viene ripetuto in continuazione dal governo Monti in poi se non che (uno tra i tanti temi) l'articolo 18 deve essere o pesantemente rivisto o semplicemente eliminato? Lo stato non è più un aggregazione di persone unite da tradizioni e da una comune lingua, ma piuttosto un azienda o un organo economico perennemente a rischio di fallimento. Sembra che i vertici dei governi recenti siano stati in parte funzionari o burocrati tutti con un unico obiettivo ben in mente, "la stabilità" (leggi: fragilità) e in parte buffoni amici di amici che hanno avuto la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto (o sbagliato, se visto dal punto di vista di noi cittadini).

Ho paura del futuro perché se vorremo tornare ad essere competitivi sul mercato, forse ci toccherà cedere dei diritti fondamentali, che i padri dei nostri padri hanno conquistato col sangue e con le rivolte dei lavoratori. È giusto tutto questo? No, non lo è e non lo è per niente. Sembra che il capitalismo sfrenato sia, seriamente, molto più sfrenato di quello che si pensasse: tutto è al servizio del denaro, quindi tutto dev'essere rigorosamente sotto controllo; in caso di anomalie, la soluzione dev'essere la più conveniente, non la meno dolorosa. L'austerità, in fondo, è ciò di cui parlo, Atene e tutta la Grecia già la conoscono bene: questo atteggiamento inumano, del tipo "prima i conti poi le persone", è una delle cose più crudeli a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. A cui abbiamo assistito, mi preme dirlo, quasi in silenzio.

È il sistema che è sbagliato, e probabilmente non ci si può fare niente perché il problema è così grande, così enorme. Alla fine, credo, sia tutta una questione di mentalità di chi ci comanda; le persone tra di loro sono estremamente solidali e generose; come ragionano ai piani alti? Chi ci dovrebbe rappresentare, vabe fa niente va.

Pensandoci però... il fatto di essere generosi tra di noi non significa proprio nulla. La questione si pone in questi termini: non tra noi, ma con tutti.  Un fascista sarebbe stato solidale se avesse trovato un altro fascista in difficoltà, casapau è sempre stata solidale con gli italiani in difficoltà, tutte cose lodevoli se vengono viste, per così dire, da lontano (ovvero: senza tenere conto di chi sono le parti chiamate in causa. "Volendo semplificare...": un'espressione che ha portato a enormi disastri nella storia e che ci ostiniamo ad utilizzare). Ma di fatto, un militante di casapu aiuterebbe mai un immigrato? Un extracomunitario? No (perché gli immigrati prendono 30 euro al giorno mentre gli italiani veri bla bla). Un po' come quando i governi, dopo una calamità naturale dicono: ehi, visto che a XXX c'è stata un'alluvione, stanziamo dei fondi aggiuntivi in modo che le cose possano essere sistemate al più presto. Lodevole, non credete? Sicuramente. Ma a chi vengono tolti quei fondi? Ecco, questa domanda ce la si pone troppo raramente. Forse vengono tolti alla ricerca, alla scuola, ad altre cose importanti quanto quell'alluvione, ecco.

Tre cose si possono imparare da questa storiella:

Come al solito, quindi, è sempre questione di avere buonsenso. Certo, se solo sapessimo cosa sia... Credo, bisognerebbe basarsi su pochi taciti precetti impossibili da contraddire, quali "Ama e fa' ciò che vuoi, e qualsiasi cosa tu faccia fallo per amore" o "Sii libero di fare tutto finché ciò non lede le libertà altrui" o "Commuoviti ascoltando Bill Evans" o "Tutti hanno il diritto di star bene". Non posso pensare che rimandare indietro certi barconi o rendere praticamente impossibile la costruzione di nuove moschee in Lombardia sia un atto d'amore. Siamo, davvero, tutti fratelli su questa terra, e se tutti, dal primo cristiano all'ultimo musulmano, dal primo comunista all'ultimo leghista, se tutti capissero che non è l'odio che fa superare i problemi a questo mondo ma è l'amore, la concordia tra tutte le persone e Bill Evans, sono sicuro che il mondo sarebbe molto migliore.

Ma a questo punto, viene spontaneo chiedersi: dove ha avuto origine la crepa? Da dove viene tutto l'odio del mondo?

Forse, dal mio punto di vista, dovremmo partire col presupposto che siamo 7 miliardi, quindi dovremmo partire dalle singole unità costitutive di questo immenso tutto. Perché io odio XYZ? Potrebbe essere perché ha un nome idiota (beh... XYZ, voglio dire...), perché è marroncino e non rosa come me, perché è ciccione, perché mangia le patatine fritte con la forchetta; questi sono tutti argomenti molto superficiali, pregiudizi che forse son i più facili da eliminare fintanto che ancora non si sono fissati nella mente di qualcuno. Poi ci sono argomenti più complessi: odio XYZ perché si è fidanzato con la ragazza che mi piaceva da tanto tempo (anche se lei non lo sapeva) e mi ha fatto star male e QUINDI lo odio. Come ti puoi comportare di fronte a questa situazione? Forse in due modi, complementari in un certo senso:

 
main(Z,_){Z?(_=Z[" $X,X3Y<X@Z@[<XHZHX," "` \(Z(X0Z0Z8[@X@^8ZHZHX(Z(`#Y(Z(X3[8" "\@_8ZHXHXHX(Z(` \(Z(X0Z0Z8\@_8ZIXI" "X(Z(` \,X0Z0Z8\@_8ZHZHX,"])?main(0,_ -32),main(Z+1,_):0:(putchar((_>>3)["kt" "wy~|tE/42"]-37),(_&7)?main(0,_-1):0);}