I quattro principi per una buona programmazione
2019-02-09
(home)

Sono giunto a una conclusione: che ci sono quattro pilastri portanti, quattro elementi imprescindibili capaci, quando presenti, di condurre quasi naturalmente ad una buona sessione di programmazione. Questa gang of four è valida indipendentemente dal framework, sistema operativo, text editor e linguaggio di programmazione utilizzato. Non mi assumo nessuna responsabilità.

1. Stanchezza

È un fatto noto che chi dorme di meno si sveglia più riposato (provare per credere). Conoscevo una ragazza che si privava apposta del sonno per potersi svegliare presto ed iniziare la giornata con quella strana carica elettrizzata di chi, la mattina, sotto gli occhi ha il mare. Immagino che anche la cocaina possa aiutare ad ottenere questo effetto simil-elettrocuzione ma non ho conferme.

La mente sgombra, il ragionamento lineare, la chiarezza dei pensieri: effetti innegabili della sleep deprivation. Purtroppo il corpo fisico, come sempre, ci impone i ben noti umani limiti, gli occhi si socchiudono, la cervicale punzecchia il collo, il tepore della stanza ammoscia gli arti; ma la mente, ossignore, continua a viaggiare a trecento all’ora su un’autostrada deserta e senza ostacoli, tutto fila liscio come l’olio e la sensazione è, così, come se gli assoni fossero lubrificati a dovere, come se gli impulsi elettrici non incontrassero alcuna resistenza nel cervello.

Più si è stanchi più si è concentrati, è un fatto. Maggiore è la stanchezza, più velocemente si entra in trance.

2. Emarginazione

Forse “emarginazione” non è la parola più precisa, ma è quella che tra le tante (isolamento, eremitaggio, confino, solitudine, ritiro spirituale, estromissione, clausura, esilio, anacoretismo) in un certo momento mi sembrava la più chiara: la totale separazione tra il mondo reale e la propria azione di demiurgia logica; il raggiungimento, in termini cabalistici, dell’Ein Sof; la trascendenza; l’ego death tanto cara agli psiconauti del DMT e dell’LSD.

La mia modesta proposta è la seguente. È noto che il nostro organismo produce spontaneamente la Dimetiltriptammina (seppur in quantità ovviamente ridottissime) e, al contempo, che certi profeti musulmani, attraverso esercizi spirituali, siano riusciti ad auto-indursi dei trip (tramandati nelle cronache medievali come formidabili estasi mistiche). Ebbene: sostengo che attraverso l’esercizio costante della stanchezza e della deprivazione del sonno si possano raggiungere identici risultati di alienazione suprema.

L’emarginazione segue allora direttamente dal primo punto: la stanchezza come mezzo per l’attraversamento della quarta parete, ovvero la distruzione della distanza fisica, della fisicità, in favore di un tutt’uno tra mente e Emacs.

La religione islamica è anaconista: la rappresentazione figurativa di Dio è proibita. Laddove ne Il Nome della Rosa di Eco Adso raggiunge la “mistica felicità” mediante l’intercessione di figure animali e umane incise sul portale della chiesa, in un analogo romanzo ambientato nel medioevo islamico la stessa scena vedrebbe un qualche apprendista derviscio raggiungere l’estasi mediante il colore e la tassellazione. In foto: la moschea “Hazrate Masoumeh”, Iraq
La religione islamica è anaconista: la rappresentazione figurativa di Dio è proibita. Laddove ne Il Nome della Rosa di Eco Adso raggiunge la “mistica felicità” mediante l’intercessione di figure animali e umane incise sul portale della chiesa, in un analogo romanzo ambientato nel medioevo islamico la stessa scena vedrebbe un qualche apprendista derviscio raggiungere l’estasi mediante il colore e la tassellazione. In foto: la moschea “Hazrate Masoumeh”, Iraq

3. Tasso Alcolemico

Ipotizzato per la prima volta presso gli uffici Microsoft negli anni ’80 (da qui il nome, in onore dell’ex CEO), un recente studio psicologico (ma non dovremmo credere troppo alla psico/sociologia vista la recente crisi riproduttiva) conferma l’esistenza del cosiddetto picco di Ballmer nel grafico tasso alcolemico - abilità programmative.

Stratagemmi mutati dal mondo dello sport hanno preso piede nell’ultimo decennio nel mondo dei lavori cerebrali: sto parlando del doping mentale, Nootropi sintetici, l’assunzione di droghe in microdosing, research chemicals - sotterfugi postmoderni o proverbiali fette di salame sugli occhi di chi non vuol vedere che la pillola di Limitless esiste già ed esiste da millenni ed è un dosaggio preciso e controllato di vino bianco di scarsa qualità.

4. Disperazione

È sempre necessario essere molto precisi nell’uso delle parole e chiarire, qualora ve ne fossero, le possibili ambiguità causate dall’inadeguatezza del linguaggio naturale per descrivere i pensieri (How odd I can have all this inside me and to you it’s just words).

Disperazione deriva dal greco dis-perdos, letteralmente: “non perdere”. Il sentimento di disperazione è quello per cui non c’è più nulla da perdere. Ho ragionato a lungo se includere questo quarto punto poiché, in verità, mi sembra una inevitabile conseguenza dei precedenti tre: voglio dire, è venerdì sera e sei stanchissimo, chiuso nel tuo piccolo monolocale a scrivere codice Java alle due di notte, illuminato solo da una fastidiosa lampada da tavolo, e di tanto in tanto centellini con una siringa monouso da ospedale un ridottissimo centilitraggio di vino bianco Tavernello per mantenerti sul picco di Balmer - se questo non è essere senza speranze, amici, non so cosa sia.


se avete voglia di darvi all’elettrosciox dopo aver letto questo post o dopo aver letto il mio spelling per la parola “elettroshyok” o se semplicemente vi sentite soli mandatemi una mail a cvd00 chiocciola insicuri punto net e vi risponderò subitissimo promesso