Gli attentati a Parigi del 13 novembre
2015-11-15
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Un venerdì sera apparentemente sonnecchioso e all'insegna di Italia-Belgio, amichevole internazionale in vista di Euro 2016, si è rivelato l'inizio di una lunga notte di attesa e inquietudine.

La notte del 13 novembre 2015, a memoria del me postero e di tutti coloro che leggeranno queste righe in futuro, una serie di attentati hanno avuto luogo in rapida successione nel centro di Parigi e allo Stadio Di Francia durante la partita Francia-Germania, altra amichevole (finita 2-0). Una carneficina è avvenuta nel teatro Bataclan, dove si stava esibendo un gruppo metal (o qualcosa del genere); gli attentati sono iniziati verso le 10 per poi concludersi a notte inoltrata, verso l'una, con il blitz delle forze dell'ordine nel teatro appena citato dove due o tre terroristi per qualche ora hanno tenuto in ostaggio 100 persone, uccidendone una buona parte. Il bilancio finale di questa infinita notte di Parigi è, nel momento in cui scrivo, ancora provvisorio: 126 morti e 99 feriti gravi; non ho la possibilità di controllare questa informazione, ma credo che sia il più grave attentato in territorio europeo di tutti i tempi di pace. Quando ancora questa crisi "immediata" non si era risolta, il presidente della repubblica francese Hollande dichiarava: lo stato d'emergenza in tutta la nazione, imponendo la chiusura delle frontiere nazionali, la sospensione del trattato di Schengen, l'uso dell'esercito nella capitale, il potere di dichiarare il coprifuoco e de facto la legge marziale nei singoli distretti, nonché forse il più inquietante annuncio, l'appello all'articolo 5 del regolamento NATO che, in caso di attacco diretto ad uno stato nell'Atlantico settentrionale, quindi nord America o Europa, lo stato attaccato ha piena facoltà di reagire e dichiarare guerra all'attaccante: la Francia, dice Hollande, è in guerra.

Il resoconto è questo, ottenuto stando sdraiato per una notte davanti alla tv ad ascoltare le notizie che continuavano ad arrivare, frammentarie, nello studio di Mentana con ospite Peter Gomez. E se c'era una cosa che ho pensato ripetutamente nel corso di questa lunga notte di storia europea, questa è stata: "Non è possibile". Non può essere, una cosa così in mezzo all'Europa, nel "centro" della Francia, in centro a Parigi! Retrospettivamente poi è facile dire che era scontato e che sarebbe successo prima o poi (basta pensarci a questa frase: chi la dice non ha nulla da perdere, quel "prima o poi" si può dilatare all'infinito nel tempo ed è una specie di assicurazione): onore al merito a chi è riuscito a prevedere tutto ciò, anche io allora dico che prima o poi ci sarà una terza guerra mondiale, grazie grazie mille in anticipo.

Il sentimento dominante ora, in questi giorni [quest'ultimo paragrafo lo sto scrivendo la sera del 15 quando invece tutto ciò scritto qui sopra era già scritto il mattino del 14], credo sia l'attesa. Attendo di vedere come si evolveranno le cose politicamente e, forse, militarmente; politicamente, mi sembra una cosa assai evidente dalle letture e dai commenti di questi giorni, ci si è tutti spostati a destra, e in Francia Hollande e gli altri partiti vedono ridursi ancora, questa è una mia idea però, le proprie possibilità di vittoria alle prossime elezioni nazionali (per avere qualche dato su cui eventualmente osservare un trend, aspetteremo le imminenti elezioni regionali o provinciali, non ricordo bene). La Francia, oggigiorno già paese ampiamente di destra e lepeniano, potrebbe dare il la ad altri cambiamenti politici a livello europeo. Per ora, è un'ipotesi che passa molto per la mia testa; sarà la gente, poi, a decidere. Queste, in breve, alcune impressioni per il me del futuro che leggerà queste righe

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