Finnegans Wake, libro quarto, I, 627.34 - 628.18
2015-12-04
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Mi sento svenire. O amaro finale! Sarò svanita prima che siano svegli. Mai vedranno. Né sapranno. Né mancherò loro. Ed è vecchio e vecchio è triste e vecchio è triste e vecchio e stremata io torno da te, mio freddo padre, mio freddo pazzo padre, mio freddo pazzo pauroso padre, finché la benveduta della tua pura grandezza, le tue miglia e miglia, gemgememendo, mi rende un liupo di mare che ha nostalgia del mare e mi precipito, mio unico!, nelle tue braccia. Le vedo sorgere! Salvami da quei terribili spuntoni! Due ancora. Unodue altri momenti. Infine. Avelaval. Le mie pagine se ne sono andate, lontano da me. Tutte. Ma una, mi rimane ancora. La girerò su me stessa. Per ricordarmi di. Lff! Così piovigginoso questo dolce mattino, il nostro. Sì. Portami con te, papino, come hai fatto alla fiera dei giocattoli. Se lo vedessi ora corrermi incontro sotto bianchestese ali come venisse da Arkangels, penso giacerei sott'i suoi piedi, humbly dudumbly, solo per svegliacquarmi. Sì, la marea. Lì. La prima volta. Passiamo per il prato dietro il cespuglio per. Whish! Un gabbiano. Gabbiani. Richiami lontani. Vengono, far! Termino qui. Noi infine. Finn, di nuovo! Prendi. Dolcissimotuobacio, mememorameme! Per infinitituoianni. Lps. Le chiavi per. Date! Lo ntano da sola un ultimo a mato in sieme a

PARIGI

1922-1939


I am passing out. O bitter ending! I'll slip away before they're up. They'll never see. Nor know. Nor miss me. And it's old and old it's sad and old it's

sad and weary I go back to you, my cold father, my cold mad father, my cold mad feary father, till the near sight of the mere size of him, the moyles and moyles of it, moananoaning, makes me seasilt saltsick and I rush, my only, into your arms. I see them rising! Save me from those therrble prongs! Two more. Onetwo moremens more. So. Avelaval. My leaves have drifted from me. All. But one clings still. I'll bear it on me. To remind me of. Lff! So soft this morning, ours. Yes. Carry me along, taddy, like you done through the toy fair! If I seen him bearing down on me now under whitespread wings like he'd come from Arkangels, I sink I'd die down over his feet, humbly dumbly, only to washup. Yes, tid. There's where. First. We pass through grass behush the bush to. Whish! A gull. Gulls. Far calls. Coming, far! End here. Us then. Finn, again! Take. Bussoftlhee, mememormee! Till thous- endsthee. Lps. The keys to. Given! A way a lone a last a loved a long the

PARIS, 1922-1939

 

Nel momento in cui dovrei studiare Seneca e Orazio per un compito idiota di domani, cinque dicembre 2015, e pertanto nella sera della vigilia del mio compleanno e in particolare il compleanno del conseguimento della maggiore età mi sono impegnato a tradurre, come da manifesto malamente e molto artigianalmente l'ultima, drammatica pagina del Finnegans. Che, tutto sommato, non posso dire mi abbia creato grossi problemi, eccetto per:

Per il resto, da parte della critica queste ultime pagine sono le più liriche, drammatiche di tutto il Finnegans. Non ho letto tutto il libro; non ne posso essere certo; ma di sicuro sono mille volte più poetiche e belle da tradurre (ma soprattutto da leggere!) che quelle parti che avevo tradotto poco prima dell'estate che, alla luce di questa traduzione di questa sera, appaiono come puro sfoggio di virtuosismo letterario. ALP, il fiume, sta scorrendo nel mare, HCE. Si sta lentamente dissolvendo: la morte, per lei, diventa sempre più vicina, e più ci si avvicina alla fine (che poi fine non è, visto che tutto è destinato a ricominciare, di nuovo, daccapo) più Anna Livia regredisce quasi ad uno stato infantile. Le frasi si fanno più brevi, più semplici da comprendere. Dopo un intero libro di sperimentalismi, di arzigogoli coltissimi, di virtuosismi fuori da ogni schema, lo stile ridiventa gradualmente semplice, e non è difficile capire: capire la disperazione di ALP, gli ultimi suoi attimi prima di dissolversi del tutto, prima che il ricorso vichiano sopravvenga e l'intera storia ricominci, di nuovo, nell'età divina.

Quest'ultima pagina, l'ultima del libro ma in un certo senso il punto fermo della sua intera opera, della sua intera vita in ultima analisi, è una delle poesie più belle che abbia scritto. E siccome, insomma, stiamo parlando di Joyce, questa poesia è scritta in prosa; ma cambia poco, la liricità del momento non si perde. E l'ultima frase, lapidaria pur nell'enigma che nasconde, si conclude con un "the": l'equivalente dello "yes" di Molly nell'Ulisse, una parola atona. Ma, in realtà, come sapete quel "the" non conclude nulla, anzi, congiunge con la prima parola del libro, "riverrun". E la frase, che si viene a formare, chiude il cerchio di questo capolavoro mai abbastanza lodato che è il Finnegans Wake di James Joyce:

A way a lone a last a loved a long the riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs.

jamesjoyce