Fennesz - Endless Summer.
2013-02-12
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Endless Summer è un album epocale, poche storie.

Estremamente sottovalutato per la sua importanza: la sua pubblicazione, nell’ormai lontano 2001, segna la strada che percorrerà l’electro per tutti gli anni zero; in qualsiasi opera post-ES si potrà riconoscere, magari anche debole ma sicuramente presente, una radiazione cosmica di fondo con fonte di trasmissione proprio questo album leggendario.

Svolta non solo nel mondo musicale ma anche nel Mikrokosmòs Fennesziano: per la prima volta nella sua carriera, il suono della chitarra non è più distorto all’inverosimile, ma piuttosto pulito, a tratti addirittura non processato; questo, forse, dovuto anche alle atmosfere che egli in qualche modo voleva ricreare: una spiaggia, il tramonto, la sabbia, il mare, l’estate.

Per la prima volta si ha uno scambio concettuale di ruoli importantissimo ed inedito: l’estetica glitch, un tempo fine e scopo di Fennesz, diventa mezzo e strumento, per giungere al vero obiettivo, quello più complesso per un musicista del suo genere: fare musica che emozioni; la musica non è più non-musica, non più un insieme di rumori, tensioni, errori, glitch (per l’appunto), ma un insieme complesso assimilabile addirittura a quello di una semplice canzone pop (come arrivava a dire Bridda di Sentireascoltare, “Pop che non è pop, Beach Boys che non sono Beach Boys”).

E’ anche questa la particolarità di Endless Summer, la sua chiave di lettura prettamente pop; mai nessuno prima di allora aveva anche solo potuto osare ad una musica del genere, così difficile e sperimentale ma così “popolare” ed emozionante. Ecco perché spesso si consiglia a chi vuole intraprendere lo studio di questo genere, di ascoltare questo come primo album: nella sua complessa polivalenza l’impatto sonoro ed emotivo è immediato e di sicuro effetto.

Nonostante l’irripetibilità di un opera così eccezionale, nel corso della sua carriera Fennesz è poi riuscito, se non a superare, quantomeno a raggiungere la bellezza di Endless Summer con Black Sea (praticamente il suo negativo). Segno, questo, della genialità di un musicista oltre la normale concezione di musica, rivoluzionario, ribelle a suo modo: checché se ne possa dire pochissimi possono vantare di aver conseguito un livello qualitativo alto quanto il suo, e sinceramente non ritengo azzardato paragonarlo a geni immortali della musica tutta quali Beethoven, Miles Davis, Brian Eno o i Velvet Underground... Presto verrà universalmente riconosciuto, ne sono certo, come uno di loro.

Fennesz – Endless Summer. 10/10