Berlinguer, le critiche alla musica e L'Unica Vera Nostalgia Che Ho
2014-06-13
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L'11 giugno dell'84 moriva a Padova Enrico Berlinguer, a tre giorni da quel suomalgrado famoso ictus che lo colpì nel mezzo di quel altrettantofamoso comizio che Enrico rifiutò di interrompere, nonostante tutto e le grida della gente che Basta Enrico basta. Sono passati proprio trent'anni dalla sua morte ed inevitabilmente la sua figura ha finito per essere "pubblicizzata" e, molto probabilmente, alterata dal passare del tempo. Benigni, che già era famoso per quella sua foto di lui che tiene in braccio Berlinguer,  ha anche recitato in quel famoso film "Berlinguer ti voglio bene" di Bertolucci; abbonda la letteratura sulla sua figura e sulla sua politica (e ci mancherebbe); soprattutto, non si contano i commenti sotto video di Marco Travaglio in cui esaltati scrivono "BERLINGUERO......... PERTINI...... UNICI POLITICI VERI.... HA MORTE SGARBI". Effettivamente io non sono uno storico o un politico o tutt'e due le cose ma se c'è una cosa che ho capito e guardando i video di Travaglio e leggendo Il Cigno Nero e sentendo parlare Tenotir di Popper è che se c'è una cosa che dobbiamo fare nella nostra vita è dubitare perché forse solo dubitando si arriva a una verità. Tanto non ci si arriva. Comunque è anche per questo che quando leggo Pertini e Berlinguer nella stessa frase mi metto sulla difensiva; tutti, ai nostri giorni, sembrano esaltare queste due figure, ma chi dice che anche io, se avessi vissuto negli anni in cui questi erano attivi in politica, li avrei stimati e tutto?

Voglio guardare, a esempio, alla situazione attuale. È vero, io non amo Berlusconi, eppure il 17% del 56% del 78% della popolazione italiana lo ama a tal punto da dare a lui il proprio voto alle europee. Cosa significa? Significa che se io chiedessi a una di quelle 4 milioni di persone circa che l'hanno votato, lui sarà il più grande statista dai tempi di Stalin e un uomo magnanimo che non ha mai evaso eccetera. Condivido questa cosa? No. Ma mettiamo caso che oggi pomeriggio, per il gran caldo, Berlusconi s'accasci al suolo e perisca dolcemente per una qualsiasi malattia. Cosa succederebbe? Come verrebbe rivalutata la sua figura? Si sa che post-mortem si gode di un successo elettorale più ampio (il ché significa: più gente, per una sorta di reazione emotiva, sarebbe portato a votare il partito di un "poveretto che è morto per il gran caldo"). È successa la stessa cosa per Berlinguer (alle europee due settimane dopo la sua morte il PCI ha conquistato più voti della DC), ma anche per Enzo Biagi, a detta di qualcuno: il problema è che, come avevo sentito in un discorso su LA7 di un ex democristiano e in pratica un quasimembrodelMOIGE ai tempi dell'ultimo governo Berlusconi, quando qualcuno muore è "spiacevole parlarne in negativo, perché bisogna portare rispetto per chi non c'è più". Per quanto fosse una cosa totalmente sbagliata nel contesto in cui è stata detta, è vera in molti altri casi. Persino su Andreotti, il più colluso tra i tanti, la gente ha pareri discordanti: il giorno della sua morte qualcuno era andato per le vie di Napoli a chiedere un commento e molti fanno "È stato un grande uomo", ora, è sulla carta che lui ha avuto rapporti con mafiosi almeno fino al 1980, ma a parte ciò questo dimostra come non ci sia una considerazione univoca sul personaggio. Che ognuno poi abbia le proprie idee è giusto, il problema è che nessuno dice verità assolute e ci sarà sempre qualcuno in disaccordo. Ma allora perché io dovrei lodare Berlinguer? Sono sicuro che se chiedessi a mio padre e a mio nonno un parere su di lui ne otterrei due opinioni quasi completamente opposte. A chi dovrei credere? Se, estremizzando, chiedessi al camerata Cornello un parere su Berlinguer cosa mi sentirei dire se non "Eh comunista di merda quando c'era il Duce tutto era meglio quello lì voleva solo farci diventare tutti poveri"? E perché non dovrei credere a questa persona piuttosto che a mio nonno? Sono sicuro che entrambi avrebbero delle solide basi per sostenere le proprie idee. Le fonti, insomma, il problema è sempre qui.

Quando Berlusconi dice che i giudici sono contro di lui sta negando le fonti, ovvero, la fonte della verità, il luogo metafisico dove la giustizia compie sempre impeccabilmente il suo lavoro. È una cosa lecita? Questo non lo so, sicuramente è un ottimo modo per togliersi di dosso certe accuse: se dico che il giudice che mi ha condannato ce l'ha su con me e che la sua condanna è dettata da pregiudizi personalistici, allora la mia condanna è falsata ed è tutto da rifare, ciclicamente. In fondo, l'unico che sa come sono andate le cose (anche qui: come pensa  di sapere come sono andate le cose) è il condannato, il quale difficilmente si troverà a dover confessare i suoi gesti; in poche parole, la verità dei fatti, probabilmente, non si potrà sapere mai.

Nella musica il discorso è anche più complesso, a mio avviso. Mentre la politica dovrebbe occuparsi di parole, di gesti, di leggi che migliorino le condizioni di vita del cittadino, l'unico scopo della musica è - non c'è uno scopo nella musica. O meglio, c'è musica che esprime un concetto (astratto si intende) e musica destinata al semplice piacere emotivo di chi la fa e l'ascolta. Io sono dell'idea che i giudizi sulla musica siano per così dire insensati, così come alla luce di tutto ciò che ho scritto prima sarebbe insensato un giudizio su qualsiasi cosa che non sia matematica o logica, forse. Il fatto è che la musica non è niente di - non è niente. Come puoi dire di un insieme di vibrazioni dell'aria? Come puoi stabilire cos'è meglio o peggio se non basandoti su un senso estetico pesantemente influenzato dalla realtà che ci circonda? E, anche in questo caso, in base a che cosa stabilisci che il disco X di Frank Zappa è migliore del disco Y di Lol Coxhill? La nostra soggettività non ci può portare, come è evidente, a nessuna verità certa. Abbiamo dei parametri su cui ci basiamo per elaborare un giudizio che variano per ognuno di noi: per alcuni è la capacità di un pezzo di saper emozionare che rende un album "il migliore" (e qua capiamo bene come un giudizio di questo genere sia non insensato ma insindacabile e di conseguenza anche privo di valore); per altri è la capacità di creare cose nuove e mai sentite; per altri l'unica cosa che conta è il linguaggio armonico utilizzato e la sua complessità, insomma, capite bene che anche cercando di unificare tutti questi diversi aspetti della musica non si raggiunge un parere univoco e inattaccabile proprio perché crediamo (a torto o a ragione non so) che nella musica ci sia quel quid che ci fa piacere più quest'album che quell'altro.

Pensavo a questo mentre una mia amica qua a casa mia, volendo ascoltare una canzone del cosìtantocitato Kurt Cobain, digita "Kurt Cobain" su youtube e mette su la canzone omonima di Brunori Sas. Quella che Chiedilo a Marylin come l'apparenza inganna e come ci si può sentire soliiiiiii e non provare più niente ecc ecco è stata una di quelle tipiche canzoni che ti rimangono in testa. Leggendo nei commenti sotto il video però c'era gente che continuava a scrivere cose tipo Vai a lavorare o E questa sarebbe la nuova musica ma io mi sparo insomma ci siamo capiti. Ora, capisco che internet si ostini ad essere Internet e che ognuno può fare e dire e scrivere quello che vuole ci mancherebbe ma che senso ha dire questa musica è una merda fai cagare vai a lavorare? Cos'è, ascolti Death Metal e per ciò ti senti superiore a chi ascolta Brunori? Se ti tiro fuori Varèse tu cosa diresti? La verità, forse, è che c'è troppo astio tra chi ascolta musica e tutto si trasforma in una specie gara a chi ce l'ha più lungo. Se imparassimo non a evitare le critiche ma ad esprimerle in modo corretto e a riconoscere che ciò che diciamo non sarà mai completamente vero né tantomeno particolarmente importante (non ci vanno di mezzo soldi, è semplice musica, e la musica non ha mai ucciso né ferito nessuno, diversamente dalla politica) allora capiremmo di aver fatto un lungo passo in avanti, e dovremmo davvero rallegrarcene.

Inishmore.
Inishmore.