Angeli di desolazione
2014-05-04
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Quei pomeriggi, quei pigri pomeriggi, in cui ero solito starmene seduto, o disteso, sul Picco della Desolazione, a volte sull'erba alpestre, con centinaia di miglia di rocce innevate tutt'intorno, il Monte Hozomeen torreggiante a nord, il vasto nevoso Monte Jack a sud, l'incantevole quadro del lago in basso a occidente e la gobba nevosa del Monte Baker alle spalle, e ad oriente le scavate e increspate mostruosità addossate alla Cascade Ridge, e dopo quella prima volta m'ero reso conto all'improvviso "Sono io che sono cambiato e ho fatto tutto questo e sono andato e venuto e mi sono lamentato e addolorato e ho gioito e urlato, non il Vuoto" e così tutte le volte che pensavo al vuoto mi mettevo a guardare il Monte Hozomeen (poiché la sedia e il letto e il prato guardavano verso nord) finché compresi "Il vuoto è Hozomeen - perlomeno Hozomeen rappresenta il vuoto ai miei occhi" [...]
Ammetto che questa citazione, l'incipit di Angeli Di Desolazione, non sia il massimo e non rappresenti affatto la grandezza di questo libro. Innanzitutto vorrei far notare come in questo breve estratto non ci sia nemmeno un punto (che compare solo alla fine del primo capitoletto, cioè una pagina dopo), cosa che a chiunque farebbe pensare Ehi ecco Joyce e invece no Joyce in confronto ha secondo me un flusso di coscienza più lento e meno fluente (a parte per l'ormai celeberrimo monologo finale di Molly che però vabe è follia) rispetto a Jack. Almeno in queste prime 40 50 pagine mi sembra così, sarà che delle storie che racconta Kerouac mi innamoro all'istante o sarà che mi ritrovo nei personaggi sta di fatto che mi pare sia così. On the Road forse si dovrebbe ricordare meno per la forma e più per la storia, voglio dire, va bene che scrivere su un rotolo di carta lungo nonsoquantipiedi è una cosa degna di nota e anche il fatto che è stato scritto in meno di un mese, ma queste cose possono aiutare a capire perché K. ha scritto ciò che ha scritto ma non aggiunge nulla alla storia in sé; credo, ma sono sincero, potrei facilmente sbagliare, che se avesse scritto le stesse cose ma nel giro di un anno al chiuso della sua casa bevendo tutti i giorni il the della sua mammina saremmo comunque qui a tessergli le lodi, certo non avrebbe quell'aura da "scrittore Beat" o da ubriacone o da ontheroad ma in linea teorica si valuta un libro dal libro in sé non dall'autore. In linea teorica.

Kerouac comunque scrive storie bellissime. Ma anche le sue storie nelle storie sono bellissime, le sue "istantanee" sono magnifiche rappresentazioni di momenti che, lo sottolinea più volte nei suoi libri, non torneranno mai più. Forse è anche per questo che lo amo, io che sono una delle persone più nostalgiche che conosca (non ne conosco) e che passo il tempo a ricordare i momenti belli della mia vita e a immaginarne altre e insomma... Io che mi affeziono facilmente alle cose e che quando devo lasciarmi alle spalle qualcosa sto sempre, interiormente male. Per fare un esempio, qualche giorno fa sono stato a ritirare dei moduli per la scuola al conservatorio, e quando è arrivato il momento dei saluti con quei due o tre "colleghi" (per saluti intendevo addii, visto che non li rivedrò mai più) e uno di loro mi ha detto "buona fortuna per tutto" ecco lì io non dico che stessi male da suicidio però dentro di me avevo quel senso di scomodità di quando ci si rende conto che qualcosa è finito per sempre e che in futuro non ci sarà mai più. Ragazzi, davvero, le cose finiscono, e non so perché ciò mi faccia star male ma è così, ci affezioniamo a cose che poi se ne andranno, lontane da noi, pensateci, la scuola e i nostri compagni di classe, i protagonisti di una serie tv, i nostri colleghi di lavoro, le ragazze o le persone che ora non ci sono più: nessuno, di questi, tornerà ad essere come era un tempo. Forse, ammetto di contraddirmi un po' qua, ma senza saperlo siamo tutti moltissimo nostalgici; quando sentiamo dire dai vecchietti che giocano a bocce sul campetto di San Pellegrino "Eh, ragasso, io alla tua età al posto che giocare a... a.. ai smarfon correvo dietro alle ragasse.. a l'era piö bèl, dioc[censura]" oppure quando vostro papà "Eh quando c'era ancora il servizio militare sì che i ragazzi venivano su bene, altro che... Erano tempi migliori" oppure Zio Paperone in qualsiasi storia con Paperino "Che tempi, che tempi, dove andremo a finire?" e così via. È, volendo citare i miei amatissimi Gazebo Penguins, tutto un ricordar le cose meglio di com'erano davvero di quando avevamo qualche anno di meno. Vi siete mai resi conto che ai "vecchi tempi" tutto andava meglio? A me ha sempre colpito 'sta cosa; sinceramente non credo che davvero in passato le cose fossero migliori, solo che ricordare i nostri momenti migliori fa sembrare anche tutto ciò che ci circondava migliore. Aldilà di ciò, in On The Road:

In un triste crepuscolo rosso ci sedemmo finalmente in auto e Joan, Julie, Willie, Bill, Al e Helen tutti intorno nell'erba alta sorridenti. Era l'addio [...] la macchina ripartì di corsa di nuovo verso la California. Cosa provi quando la tua auto si allontana dalle persone e le vedi allontanarsi nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? ---è il mondo troppo grande che ci sovrasta, ed è l'addio, ma noi ci stavamo proiettiamo verso una nuova folle avventura sotto il cielo, come sempre, sulla strada.
Quante volte ci siamo detti addio senza neanche saperlo? È una delle cose più terribili; e non parlo solo di quando si saluta una persona e questa poco dopo ha un incidente stradale e muore, ma anche di cose che possono accaderci nella vita di (quasi) tutti i giorni. L'ultima volta che si esce con la persona che si amava e che (pensavamo) ricambiasse, salvo poi lasciarci via messaggio il giorno dopo; se avessimo saputo quello che sarebbe successo... Se avessimo saputo che quella sarebbe stata l'ultima volta... Non avremmo abbracciato più forte quella ragazza, non l'avremmo baciata trattenendo una lacrima, non avremmo fatto di tutto pur di farle capire che ehi, ragazza, io nonostante tutto ti amavo davvero? Lo so, sono discorsi da Tumblr forse, ma non riesco a non pensare a queste cose e, come direbbe Catullo e chissàquantialtrilatini, "excrucior".

In fondo i "tempi migliori" sono i momenti in cui ci si diverte e non si pensa che là da qualche parte esiste un mondo al di fuori di noi, e questo spesso è un bene. I momenti in cui ci rendiamo davvero conto di essere vivi e che capiamo che in fondo siamo solo mucchietti di legna che non aspettano altro se non di essere bruciati dalla vita. Lo dicevano i Chromatics, e prima Kurt Cobain nel suo testamento spirituale e prima ancora Neil Young

It is better to burn out than to fade away.
dobbiamo bruciare, bruciare, bruciare! Se Kerouac fosse vissuto abbastanza per sentire queste canzoni e se non fosse stato troppo ubriaco avrebbe sicuramente condiviso entusiasticamente questo inno. Perché è questo, se non altro, il motivo per cui viviamo: bruciare delle nostre passioni, divertirsi più che possiamo, amare con tutto noi stessi; entusiasticamente vivere.
Mi chiedevo cosa pensasse lo spirito della Montagna di tutto questo; e alzai lo sguardo, e vidi i pini sotto la luna, e vidi fantasmi di vecchi minatori, e riflettei. Nell'intera oscura parete orientale dello Spartiacque quella notte c'era silenzio e il sussurro del vento, salvo nella gola in cui stavamo rumoreggiando; e sull'altro lato dello Spartiacque c'era il grande versante occidentale, e il vasto altopiano che arrivava fino a Steamboat Springs, e precipitava, e ti portava nel deserto del Colorado Occidentale e nel deserto dello Utah; tutto immerso nell'oscurità ora mentre noi litigavamo e urlavamo nel nostro angolo di mondo, pazzi americani ubriachi in quella terra grandiosa. E più in là, più in là, sopra le Sierras dall'altra parte della depressione di Carson era incastonata la vecchia Frisco notturna dei miei sogni circondata dalla baia. Eravamo sul tetto d'America e non sapevamo fare altro che trillare, immagino --- nella notte, verso est oltre le pianure dove probabilmente un vecchio dai capelli bianchi ci camminava incontro portando il Verbo e sarebbe arrivato da un momento all'altro e ci avrebbe zittiti.
Immenso Kerouac.